La diplomazia, intesa come capacità di gestire con tatto situazioni complesse, è diventata un elemento chiave nella trattativa tra Stefano Pioli e la Fiorentina. In questi giorni, le parti coinvolte si sono mosse con grande cautela, mantenendo un basso profilo e predicando calma e pazienza. La situazione, inizialmente apparsa molto difficile, sembra ora più favorevole: la concorrenza per Pioli si è praticamente dissolta e gran parte dei nodi con la dirigenza viola sono stati risolti, anche se un accordo definitivo ancora non c’è.
Le distanze tra le parti sono minime e non rappresentano ostacoli insormontabili. Pioli non ha impostato la trattativa sul piano economico, pur rinunciando a uno stipendio nettamente superiore percepito all’Al Nassi (12 milioni netti). La Fiorentina ha comunque offerto un contratto triennale (o biennale con opzione) da circa tre milioni netti più bonus, una cifra importante ma contenuta rispetto alla posta in gioco. Il tema fiscale – legato alla tassazione agevolata in Arabia Saudita – potrebbe essere superato semplicemente aspettando qualche giorno in più per ufficializzare l’accordo.
L’ultimo ostacolo rilevante è rappresentato dal contratto che lega Pioli all’Al Nassr fino al 2026. Risolvere questo nodo non sarà semplice, poiché il club saudita è economicamente potente e poco incline a farsi influenzare da pressioni esterne. Sarà dunque necessario un approccio diplomatico e misurato: ogni passo falso potrebbe compromettere l’intera operazione. A differenza di trattative con club minori, qui entrano in gioco equilibri complessi, dove il denaro e il prestigio pesano in modo determinante. Lo scrive il Corriere Fiorentino.