
La Fiorentina venti punti non li aveva fatti nella prima stagione in viola del tecnico siciliano, quando poi era arrivata settima tornando in Europa a distanza di sei anni, e men che mai lo scorso anno, alla fine chiuso in ottava posizione con accesso-bis in Conference League grazie al ripescaggio ai danni della Juventus: seconda solo, dal 2015 ad oggi, alla Fiorentina di Paulo Sousa che alla 12esima era in testa con 27 punti. Numeri che raccontano il passaggio non sempre semplice e lineare della Fiorentina verso la definizione di squadra completa al cambiare di interpreti e situazioni.
Più capace di incidere il tecnico con le proprie scelte a cominciare dall’attacco, dove latitano ancora i gol del centravanti, più incisivi e continui Biraghi e compagni, nonostante le tre sconfitte di fila contro Empoli, Lazio e Juventus che hanno preceduto il 2-1 al Bologna di ieri l’altro e che – come minimo – fanno pensare a dove sarebbe potuto essere la Fiorentina in classifica se avesse ribadito l’efficacia mostrata a Napoli: quella sì la miglior versione per gioco probabilmente in assoluto negli ormai quasi due anni e mezzo di Italiano a Firenze.
Venti punti in 12 turni significano una media di 1,66 punti a partita e una proiezione che porta dritta ai 63 punti ottenuti dalla Roma nel 2022-23 per sesta posizione finale e accesso all’Europa League, ma il cammino è ancora lungo e quei pensieri altrettanto distanti. Rimane il miglioramento dei gol all’attivo nel periodo preso in esame (erano stati 13 e 16 rispettivamente una e due stagioni fa) e dei gol al passivo nel paragone con la stagione scorsa (16 contro 17), mentre sono peggiori di quelli di due stagioni indietro (14): segno evidente che la ricerca di una maggiore solidità difensiva è alla base per compiere il definitivo salto di qualità. Ma intanto la Fiorentina e i tifosi viola si godono i 20 punti e il sesto posto: con obiettivo, quello sì, la sfida di sabato 25 a San Siro contro il Milan terzo, solo tre punti avanti. Lo scrive il Corriere dello Sport.