Massimo Basile ha intervistato il presidente della Fiorentina Rocco Commisso in esclusiva per il Corriere dello Sport. Ecco le sue parole
«La situazione migliora. Abbiamo avuto persone in ospedale, ma ora sono fuori, e altre in quarantena. Quando l’estate scorsa, dopo la presentazione ad Arthur Avenue, mi sentii male, il primo a intervenire fu il dottor Luca Pengue, il medico della Fiorentina. Lui è uno che ha sempre guardato prima i giocatori, e ha finito per prendere il coronavirus. Beh, una cosa bella è stata che Pengue, un padre di tre figli, prima si è occupato di visitare gli atle-ti, poi è stato portato in ospedale. Grazie al Signore ora sta bene ed è tornato a lavorare».
Intanto in Italia si pensa di far ripartire il campionato a maggio.E’ accettabile?
«Mi piacerebbe, perché vorrebbe dire che l’emergenza è finita, ma non saprei, non credo. Nessuno può dire cosa succederà tra due settimane, un mese. Se poi si ammala un altro giocatore, cosa facciamo? L’importante è non compromettere anche la prossima stagione. Noi abbiamo parlato dei nostri tesserati contagiati, ma gli altri?»
Un altro punto chiave è quello delle infrastrutture. Come procede la task-force guidata da Joe Barone?
«Joe sta lavorando molto, è determinato, ma non è facile. Abbiamo messo a disposizione anche i nostri avvocati. La politica deve rivedere le leggi sugli stadi, sia quelli da costruire sia quelli storici, e farlo in fretta. L’economia ha bisogno di investitori, il calcio ha bisogno di investitori. Se si continua a mettere ostacoli, finirà che molti non verranno in Italia. Ci sono miliardari americani pronti a investire, ma chiedono regole chiare, tempi certi».
Quelli che lei non ha avuto a Firenze. Il bando Mercafir, per costruire il nuovo stadio, sta per scadere nel vuoto. E poi?
«Senza nuova legge sarà un problema. Ma vorrei essere chiaro: lo stadio produce ricavi a lungo termine, non voglio fare i soldi domani. Le infrastrutture servono a stabilizzare nel tempo le società. Questa legge non riguarda solo me, ma tutti gli imprenditori, e i prossimi trent’anni».
Tra due anni cosa prevede per lo stadio a Firenze?
«Tra due anni non vedo niente, non si può fare niente. Tutto è bloccato. Ma noi stiamo lavorando per trovare un’alternativa al Franchi. Per questo speriamo di avere una nuova legge. Senza infrastrutture, non c’è crescita. Non possiamo pensare di competere con i grandi club europei»
Va bene lo stadio, i bilanci, ma in questa scheda non c’è l’Atalanta, eppure lotta per la Champions. E non figura la Lazio, che è tra le prime e vince trofei da anni. C’è pur sempre quel dettaglio che si chiama calcio…
«L’Atalanta sta facendo un lavoro eccellente, sono bravissimi, però in Champions hanno dovuto giocare a San Siro e non a Bergamo. E la Lazio sta portando avanti un lavoro che dura anni, mantenendo tutti i migliori. Datemi tempo. Con la mano destra lavoro per le infrastrutture, con la sinistra lavoro per creare una squadra importante. Non voglio metterci dieci anni per vincere, non aspetto lo stadio. Non voglio fare della Fiorentina la Principessa delle squadre che lottano per salvarsi. Io voglio farne la Principessa delle sette sorelle».
A Firenze temono sempre che lei possa stancarsi di fronte ai continui ostacoli.
«Questo concetto non è accettabile. O faccio o me ne vado».
Ecco, appunto…
«No, ma io voglio investire. E come me, altri imprenditori stranieri».
Ma qualche giocatore vero lo prenderà in estate?
«Non parlo dell’estate. Ma certo, guardiamo quello di cui c’è bisogno: chi vuole andare via, chi vuole restare, chi dobbiamo prendere».
Federico Chiesa in quale categoria lo mettiamo?
«Non possiamo incontrarlo adesso perché c’è il virus di mezzo, ma presto ci metteremo a un tavolo e ne parleremo. Avere un contratto nuovo è importante per noi e per lui».
Al netto di tutti gli ostacoli, si è mai pentito di aver acquistato la Fiorentina?
«No. Anzi, se potessi, lo rifarei. Non sono venuto con l’intenzione di fare soldi. Certo, neanche di perderne, ma quando decidi di entrare nello sport sai che è un settore diverso. Sei mesi fa la Roma non era in vendita, oggi lo è. Friedkin sta trattando il club da mesi, io ho fatto tutto in dieci giorni. Ho sempre seguito l’istinto, e non mi sono mai pentito. Il calore dei fiorentini mi dàenergia. Quando chiesi di smetterla con i cori razzisti e contro i meridionali mi hanno accontentato. Non lo dimentico».