Il centrocampista della Fiorentina, Danilo Cataldi, ha concesso un’intervista in esclusiva a Radio Bruno. Queste le sue parole:
“Ho avuto un impatto positivo con tutto il mondo Fiorentina. Piano piano si impara a conoscere i compagni, il gruppo e la città e per questo le cose sono andate sempre meglio. Non è successo niente di straordinario contro la Lazio: primo tempo complicato, ma poi ci sono momenti che ti cambiano. Quella vittoria non è arrivata in maniera pulita, ma è arrivata di rabbia, cercando di non andare sotto 2-0. Nel secondo tempo è stata una partita combattuta, giocata alla pari. Quella è stata una piccola scintilla che ha portato a un periodo positivo. Quando vinci, la settimana la affronti in maniera diversa.
Io ormai sono dell’idea le partite le devi giocare tutte, contro qualsiasi squadra o campo. Vincere con ampi margini di punteggio conta poco. Per me contro il Lecce, quando siamo entrati in campo, pensavo sempre fosse una partita difficile. Le partite partono sempre da 0-0. La doppietta? E’ stato un bel momento, è stata sicuramente positiva. Io sono sempre stato uno che dà poco peso alle cose individuali, sono più un giocatore che guarda altro e fa altro. Per il ruolo che ricopro il gol è un plus, non stavo fremendo di farlo. Le critiche? Di solito difficilmente leggo o ascolto, perché sono cresciuto in una piazza piena di radio, di commento. All’inizio soffrivo le critiche, ma col tempo cresci e impari a gestire le cose. Cercavo di tapparmi le orecchie. Non so se mi sento sottovalutato, ma io sono contento se la squadra vince.
A me piace Firenze, sono nato e cresciuto in una piazza importante e bella, bella quando vai bene, pesante quando va male. Firenze è una piazza calorosa e attenta alle cose. E’ una piazza che ti dà tanto quando gioca in casa. Ho capito che è una piazza calorosa, che vuole vedere bel calcio. Io ho chiesto a mia moglie di sposarmi qui a Firenze, c’era quindi già qualcosa, un legame (ride, ndr.).
Marchisio è un giocatore a cui mi ispiravo perché ricopriva più posizioni. era un centrocampista moderno. Quando ho iniziato io a giocare in Serie A, lui era al top. Poi sono stato più tempo a studiare altri giocatore. Negli anni quando io ho cambiato ruolo, ci sono stati altri giocatori come Busquets, Jorginho che ha ispirato secondo me il ruolo di play. Il mio idolo è Federer, ma non c’entra con il calcio. Mi è sempre piaciuto”.