
«Facciamo tutto questo perché vogliamo che Davide sia fiero di noi». Il 4 marzo di cinque anni fa, Davide Astori moriva nella sua stanza d’albergo Là di Moret di Udine a causa di una cardiomiopatia aritmogena mai diagnosticata prima. Da allora, la vita di una famiglia intera è cambiata per sempre. Da quella tragedia però è nato anche il desiderio di onorare i valori di Davide attraverso l«Associazione Astori», che stasera, prima di Fiorentina-Milan, darà vita a una raccolta fondi che aiuterà i bambini malati di cancro in Camerun. «Sarà una giornata difficile per noi Astori, come lo sono tutte – spiega Bruno, uno dei due fratelli di Davide, che stasera sarà al Franchi – ma non potevo mancare. Ce lo siamo detti anche in famiglia: è giusto esserci, anche se la nostra indole ci porterebbe a restare uniti, ma lontani dalle luci della ribalta».
Bruno, come è nata l’idea di fondare l’associazione benefica?
«Dopo la morte di Davide ognuno di noi aveva il desiderio di fare qualcosa in sua memo-ria. E stato una lunga ricerca, poi, attraverso Maurizio Francini (attuale responsabile del Centro Tecnico di Coverciano, ndr) abbiamo conosciuto le persone giuste. Con Luigi Miranda, il presidente, ci siamo piaciuti subito: iniziare a Firenze è stata una scelta precisa, perché il legame con la città è fortissimo. Tanti tifosi della curva Fiesole mi hanno chiesto di esserci, in più dall’altra parte ci sarà il Milan, la squadra in cui Davide è cresciuto, e soprattutto Stefano Pioli. Un amico. Troppe coincidenze per far finta di nulla. Con Stefano tra l’altro ci siamo sentiti un’ora fa, è proprio una persona unica…».
Perché, che le ha detto?
«L’ho chiamato per ringraziarlo per il video che ha fatto per l’associazione ma lui mi ha fermato subito: “macché grazie, per voi ci sarò sempre e se vieni a Firenze fatti vedere che ti voglio abbracciare”, mi ha detto. Non perde occasione per dirci quanto ci vuole bene e quanto si senta legato a Davide. È una persona vera»
Con la Fiorentina invece come sono i rapporti?
«So che ha fatto discutere la loro assenza nel giorno della presentazione dell’associazione, ma vi assicuro che la loro presenza si sente. Un’ora dopo quella presentazione ero al centro sportivo a prendere il caffè con Biraghi, Saponara e Sirigu, tre amici veri di Davide, come lo sono Chiellini, Buffon e tanti altri. La Fiorentina ci ha anche parlato della possibilità di intitolare una parte di Viola Park a Davide. Con noi sono sempre stati disponibili, come lo sono stati il Milan, la Cremonese, il Coni, il ministro Abodi».
Vittoria, la figlia di Davide, a febbraio ha compiuto 7 anni. Quanto riuscite a vederla?
«Per fortuna sta a Milano, da San Pellegrino Terme si fa presto ad arrivarci. Ci conoscete, siamo tutti molto riservati. Vi dico solo che è una bimba serena. A volte mi ha fatto notare la mia somiglianza con Davide, ma poi ha fatto subito un passo indietro: ha davvero un’educazione e un’intelligenza ammirevoli. Merito anche di sua mamma Francesca, che come noi Astori, ha da subito scelto la riservatezza anche per proteggere la figlia. Le dico un’ultima cosa: in tanti ci chiedono cosa rappresenti per noi il 4 marzo.
Il 4 marzo in realtà vale più per gli altri, perché chi ha vissuto un dolore così se lo porta sulla pelle sempre. Ogni tanto mi capita di ripensare alle mega lotte che organizzavamo io, mio fratello grande Marco e Davide, che era il più piccolino. Spesso loro erano due contro uno, una volta per sbaglio si fece male al polso e dovette saltare un torneo di tennis: “sarei diventato un campione” , mi diceva. In realtà vedendolo allenare al Milan, da giovanissimo, con Schevchenko e Kakà, capimmo che la sua strada era il calcio. C’era chi aveva più talento di Davide, ma la testa, i valori, la voglia di emergere di mio fratello erano rari. Ed è per questo che in tanti hanno imparato a volergli bene». Lo scrive il Corriere Fiorentino.