Ecco un altro estratto del’intervista a Batistuta. Lei nel frattempo è diventato un mito, come si sopravvive a questo ruolo? «Prevedevo di essere dimenticato molto prima e invece no, me ne accorgo ogni volta che capito a Firenze. Ma bisogna anche sapere che prima o poi finisce e saper reagire».
A Firenze la fermano ancora per strada? «Sì, ma è diverso da prima: allora mi chiedevano gli autografi e le foto, ora vogliono salutarmi e sapere come sto. E’ sempre bello». Al Festival di Trento ha detto che le piacerebbe un ruolo da dirigente nella Fiorentina. Spera in una chiamata? «E’ un sogno, tutto qui, non cerco un lavoro. Vorrei essere chiaro: penso che potrei aiutare la Fiorentina a crescere, trasmettere la mia esperienza ai giovani, non ho detto che dovrebbero prendere Batistuta o che senza me non saprebbero come fare. E’ stato detto che lo faccio per interesse… Ovvio, rispondo, il primo interessato sono io, il sogno è mio. Ma appena ho parlato si è scatenato il giochino della cattiveria». Sarà abituato… «A quella non ci si abitua mai». Lo scrive La Nazione.