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Batistuta non ha dubbi: “Jovic non è un centravanti vero, gli manca l’istinto del gol del bomber”

Rassegna Stampa

Batistuta non ha dubbi: “Jovic non è un centravanti vero, gli manca l’istinto del gol del bomber”

Redazione

26 Settembre · 13:05

Aggiornamento: 30 Settembre 2022 · 22:45

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Gabriel Batistuta ha parlato alla Gazzetta dello Sport, questa la sua intervista:

«Italiano mi piace, ha la sua idea di calcio, crede in qualcosa e lavora su quello. Cambiare può essere giusto, ma chi lo fa quando le cose vanno male rinnegando il passato non mi piace. L’anno scorso la Fiorentina ha fatto una bella stagione, ma quest’anno forse non ci sono gli uomini giusti al posto giusto».

Mancano i gol, Jovic finora è stato deludente.

«Non lo vedo come un centravanti vero, mi sembra più una seconda punta. Mi sembra gli manchi un po’ quell’istinto del gol che è tipico dei grandi attaccanti. I bomber vivono per il gol».

Nico Gonzalez invece non gioca tantissimo ma è spesso decisivo.

«Dovrebbe giocare sempre, è un giocatore che ha colpi incredibili e non penso che la Fiorentina possa fare a meno di lui. Gonzalez ha una qualità che nel campionato di serie A hanno in pochi».

Firenze è il posto dei ricordi…

«Sono arrivato a Firenze da solo e me ne sono andato con i figli. Il rapporto con la città è fortissimo, lì sono cresciuto come calciatore e come uomo, eppure nei primi anni non tutto è andato bene, ma era anche colpa mia. Ero un ragazzo di campagna catapultato prima a Buenos Aires e poi a Firenze senza capire cosa mi stava succedendo, però segnavo tanti gol e tutto diventava facile. Sentivo molto la pressione, perché allora in serie A c’erano pochi stranieri e su di me il club puntava molto. Poi sono diventato giocatore e ho capito come stare in campo e cosa fare per raggiungere il mio obiettivo, che è stato sempre quello di fare gol».

Firenze può essere il posto giusto per una nuova avventura?

«Io dico di sì, sono pronto. Per adesso non c’è mai stata la possibilità di tornare, ma credo che la Fiorentina abbia bisogno di una figura carismatica, come Zanetti all’Inter o Maldini al Milan. E anche alla Roma non dovrebbero fare a meno di Totti. Per far funzionare un club non bastano solo i risultati del campo, sono importanti anche le emozioni che si suscitano nella gente, i rapporti con i tifosi e la comunicazione. Questo può farlo chi ha fatto bene e dato tanto al club, chi è riuscito a creare appartenenza. Chi vince sempre ha queste caratteristiche. Quando sono arrivato all’Inter c’era Facchetti, un punto di riferimento, un modello»

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