Robin Gosens ha parlato questa sera a Sky Sport in collegamento dal ritiro inglese della Fiorentina. L’esterno tedesco ha raccontato le sue sensazioni dopo le prime settimane di lavoro e la connessione immediata con il nuovo tecnico:
“Quest’anno è stato un bell’inizio di ritiro. Abbiamo lavorato bene al Viola Park, ho sfruttato quei momenti per stare anche con la famiglia. Ma poi tanti tifosi ci hanno dato fiducia ed emozioni”, ha detto.
Sul rapporto con Pioli:
“Ci siamo trovati dal primo secondo. Lui ama comunicare coi calciatori, questo a me piace molto perché anche io amo parlare. Da subito abbiamo avuto un bel click”.
A proposito della frase di Allegri citata da Pioli:
“Quel cartello l’ha messo nel suo ufficio, non nello spogliatoio, ma ci ha parlato di questa cosa per caricarci. Abbiamo il potenziale per lottare per quei posti. Io ho avuto la fortuna di giocare la Champions, so cosa significa”.
Sull’attacco viola:
“Davanti abbiamo tanti giocatori forti. Dobbiamo crescere. L’anno scorso Kean è stato super, Gud ha avuto diversi problemi fisici. Ho parlato tanto con lui. Poi sono arrivati Fazzini e Dzeko, son sicuro che faranno la differenza”.
Gosens si mostra come vero leader, ma sul futuro non ha dubbi:
“Non mi vedo allenatore, mi vedo più psicologo. La comunicazione è fondamentale. Tante volte vediamo un giocatore che sta facendo male e lo insultiamo, ma non sappiamo cosa gli succede. Bisogna chiedergli come sta, farlo sentire meno solo”.
Un pensiero speciale per Kean:
“Anche con lui parlo tantissimo. Trovare una casa, un habitat giusto, è fondamentale. Io l’ho provato: tornato in Germania non stavo bene, anche se era casa mia. La Fiorentina mi ha permesso di tornare alla grande. Lo dico anche a Moise: qui ha trovato una casa e una famiglia, questo vale più di tutto”.
Sulla sua ultima stagione:
“Direi che è stata l’annata del mio rilancio. Ho trovato una squadra e un allenatore che hanno creduto tanto in me. Volevo tornare in Nazionale. Il calcio non vive nel passato”.
Dolore ancora vivo per la semifinale europea:
“Mi ha bruciato dentro per settimane. Anche se ho dei figli, alla fine sono anche io un bambino che vuole vincere. La finale di Conference sarà a Lipsia, è una motivazione in più”.
Sulla crescita del calcio italiano:
“Non contano solo i soldi per ottenere risultati. L’Inter ha fatto due finali di Champions, l’Atalanta ha vinto l’Europa League, la Fiorentina due finali. Vedo una crescita del movimento”.
Spazio anche al legame con De Roon e Hateboer:
“Confermo che l’amicizia nel calcio esiste. Marten e Hans li sento spesso, ci sono andato in vacanza. Ci sentiremo anche quando smetteremo di giocare”.
Infine, un ricordo dei ritiri con Gasperini:
“Ancora adesso sento la fatica nelle gambe. La sera non riuscivo a camminare. È un allenatore fortissimo, con idee chiare. Sarò sempre grato a lui: non sapevo nemmeno io di poter diventare il giocatore che sono diventato con lui”.