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Bove sul palco di Sanremo, lo vuole il tifoso viola Carlo Conti. Ecco la sua vita dopo la grande paura

Rassegna Stampa

Bove sul palco di Sanremo, lo vuole il tifoso viola Carlo Conti. Ecco la sua vita dopo la grande paura

Redazione

5 Febbraio · 09:29

Aggiornamento: 5 Febbraio 2025 · 09:31

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Edoardo Bove sta vivendo il calcio e la Fiorentina in modo diverso dopo quel maledetto 1 dicembre. Il racconto della sua vita adesso

Ricomincerà dal 16’, il minuto in cui la vita si è fermata. Domani Edoardo Bove sarà in panchina, sempre ostinatamente vestito di viola, a due passi dal punto in cui 67giorni prima tutto è diventato nero. In campo ci saranno i suoi compagni, diventati dei fratelli negli ultimi due mesi, e gli stessi interisti, anche loro rimasti sotto shock in quel maledetto 1 dicembre. Nessuno potrà mai entrare nella testa di questo 22enne coraggioso scampato alla morte e, soprattutto, aggrappato con le unghie a una passione e a un sogno: nella normalità ritrovata di Bove, da quando è uscito dall’ospedale Careggi con un defibrillatore sotto pelle, c’è la voglia di sentirsi ancora parte di una famiglia.

Quella del calcio, anzi della Fiorentina, il club che lo accolto e sorretto come un figlio: non potrà più giocare per quella maglia, ma Edo vuole esserci sempre. Negli allenamenti al Viola Park, quando con il fischietto in mano diventa un membro in più dello staff e dirige le partitelle dei compagni. Nei viaggi in treno e in pullman. In certe notti in ritiro. E, ancora di più, nel sacro momento della partita, grazie alla deroga che gli consente di stare a bordo campo nonostante non sia in distinta: «Contro l’Inter Edo ci darà una mano dalla panchina», ha ribadito ieri Raffaele Palladino.

Nello staff già quando Bove poteva partecipare in prima persona alle esercitazioni sul campo, il suo allenatore aveva colto una sua predisposizione particolare: il centrocampista sa già leggere il calcio con sguardo da tecnico, nelle ultime settimane ha dato pure consigli tattici interessanti allo staff. Chissà se un giorno, neanche troppo lontano, farà davvero quel mestiere, ma al momento Edo pensa a se stesso solo come un calciatore: per i regolamenti italiani non potrà esserlo in Serie A, mentre è più che una eventualità l’atterraggio definivo in un campionato estero, da cui ottenere una idoneità impossibile nel nostro. Sono già arrivate telefonate al suo entourage, ma non è stato ancora aperto fino in fondo il dossier delle possibili future squadre straniere.

Vada come vada, la storia di Edoardo ha commosso l’Italia e potrebbe diventare protagonista pure sul palcoscenico più solenne e nazionalpopolare: Carlo Conti, tifoso viola e nuovo conduttore del Festival, ha da subito pensato a lui per un piccolo passaggio a Sanremo. Non c’è una risposta ufficiale, non è nell’elenco degli ospiti, ma le porte sono sempre aperte e all’Ariston, si sa, le sorprese arrivano anche all’ultimo minuto.

Da qua a fine stagione quello di Bove, sempre assistito da supporto psicologico, sarà soprattutto un viaggio interiore. In fondo, un fiorentino celebre ha indicato la strada e lo stesso Edo lo ha citato in un post: «Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza», ha scritto su Instagram citando Lorenzo il Magnifico.

Glielo ha insegnato la vita: impossibile sapere cosa succederà domani, meglio afferrare ogni istante felice. Lui li ha messi in fila in un elenco di fotografie, raccontano la nuova routine con un filo di malinconia: un giro in libreria, una passeggiata lungo l’Arno, le foto eleganti al Pitti, prima ancora il capodanno a Roma davanti alla maestà del Colosseo. Già, la Capitale, la città i cui è nato, cresciuto e ha inseguito questa passione bruciante: dopo Lazio-Fiorentina è ritornato da solo nel suo vecchio Olimpico vuoto per guardare quelle tribune una volta ancora. Lo sguardo triste ma fiero di chi cerca un perché dove non lo si può trovare.

A Roma Bove ha creato le amicizie più vere: a Flavio Cobolli, numero 35 del ranking Atp, Edo è legatissimo sin dai tempi in cui condividevano le giovanili a Trigoria. In questi due mesi, il fratello-tennista c’è sempre stato e sempre ci sarà. Nessuno si è stupito, quindi, nel vedere Edoardo nel box di Flavio tre giorni fa nel primo turno del torneo di Rotterdam. Lo scorso luglio, in un’altra vita, era andato a trovarlo pure nel tempio di Wimbledon. La tempesta Roma sarà pure casa, ma al momento Bove ha scelto consapevolmente di restare a vivere a Firenze: non ha mai lasciato l’appartamento del centro e la quotidianità, fatta di passaggi frequenti al Viola Park.

Il prestito con la Fiorentina resiste, Palladino lo coccola come un fratello minore: Edo non potrà fare lavoro fisico, se non qualche corsetta e cyclette in privato, ma la sua sola presenza fa bene a tutto il gruppo. Il resto, poi, lo faranno i medici di Careggi che lo hanno curato per 12 giorni, gli hanno impiantato il dispositivo salva-vita e da qui a giugno confronteranno tutti i parametri cardiologici. Continueranno il lavoro a ritroso a caccia di spie e segnali, già prima di quella cicatrice al ventricolo sinistro figlia dell’arresto cardiaco sul prato del Franchi.

Cercheranno di capire se e quanto ci sia stata una predisposizione genetica con lo studio del Dna e valuteranno le eventuali conseguenze di una miocardite del 2020 post Covid. Intanto, c’è la vecchia, disgraziata partita, Fiorentina-Inter da completare, e quella tempesta di sentimenti rimasti dentro. C’è la gioia di essere vivi, certo, ma anche il rimpianto per non poter inseguire il pallone. E, ancora di più, il sogno di tornare a farlo prima possibile, ovunque nel mondo. Lo scrive La Gazzetta dello Sport

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