Arriverà la scorta per Paolo Storari, il pubblico ministero della Dda che ha condotto insieme alla collega Sara Ombra, a sua volta già destinataria da tempo di protezione, l’inchiesta che ha smantellato le due curve di Inter e Milan. Il provvedimento sarà formalizzato durante il prossimo Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, caldeggiato dal prefetto Claudio Sgaraglia nonostante il diretto interessato abbia informalmente fatto sapere di non ritenerlo necessario. Troppo delicata e potenzialmente a rischio è considerata la posizione di Storari, troppo elettrico il clima in città nonostante la quiete apparente all’indomani dei 19 arresti che hanno azzerato i due direttivi di San Siro, per non adottare qualche precauzione in più: sarà delegata, in questo caso, alla Guardia di finanza. Anche dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo è arrivato parere favorevole alla scorta.
Il faro sugli stadi è finalmente acceso. Gli occhi, come auspicato giorni fa, si stanno aprendo. Gli atti dell’inchiesta “Doppie curve” saranno acquisiti dalla Commissione parlamentare antimafia, che ne ha fatto richiesta alla Procura milanese.
Non è escluso che, dopo la lettura delle carte, possa essere fissato un calendario di audizioni.
Tacciono, al momento, gli arrestati in carcere. Dagli interrogatori di garanzia non è finora emerso nulla e gli ultimi ad avvalersi sono stati ieri mattina i due leader, il milanista Luca Lucci e l’interista Marco Ferdico, entrambi destinatari di
un daspo di dieci anni. Il “Toro” non spiegherà per il momento le dinamiche degli affari criminali della curva Sud, le vicinanze con soggetti in odor di mafia e le mire su beveraggi e il lucroso business dei parcheggi: «Mille per trenta, mille macchine — calcolava intercettato —trentamila a partita! Oh! A partita! Facciamo 80 mila al mese! Punto e basta!».
E non parla l’uomo messo a capo della curva Nord da Antonio Bellocco, le cui pressioni su giocatori, allenatori e dirigenti dell’Inter per i pacchetti di biglietti su cui fare la cresta erano rafforzate da agganci saldissimi: dal 2020, infatti, la sorella Gloria Ferdico risulta assunta dal club, prima al ticketing e poi all’hospitality. E resta per il momento in silenzio Andrea Beretta, arrestato lo
scorso 4 settembre per aver ucciso Antonio Bellocco, nonostante gli informali sondaggi dei magistrati per un pentimento definitivo. Il “Berro”, nelle uniche dichiarazioni ai pm dopo l’omicidio del rivale ha spiegato di essere stato avvertito di un piano per eliminarlo maturato dopo l’ultimo incontro a casa di “Totò ’u nanu”, il 23 luglio. Le telecamere nascoste della Squadra mobile filmarono il suo arrivo piedi al summit, al quale Bellocco si presentò con uomini vicini alla ’ndrina Mancuso di Limbadi, anch’essa interessata al business delle curve.
E quel giorno a Beretta venne intimato di mollare il suo negozio di merchandising We are Milano, e soprattutto i suoi incassi. Il piano omicida prevedeva un appuntamento esca, una «trappola, verosimilmente con un sonnifero», come scrivono i pm, il trasporto in un luogo isolato dove «sarebbe stato colpito con arma da fuoco e sotterrato». A salvare Beretta erano state le «rivelazioni ricevute dalla persona incaricata a tirarlo in trappola», uomo vicino a Bellocco e Ferdico e scampato agli arresti e già noto agli investigatori. Che, anche in questo caso, si attendono una collaborazione decisiva per svelare ulteriori retroscena. Lo scrive La Repubblica
Kean: “Secondo gol? Un po’ di sfiga, l’avrebbe fatto anche mio figlio. Tre punti importanti”