Nella maratona tv seguita alle celebrazioni per lo scudetto Piero Ausilio, parlando di Gudmundsson, ha detto: «Sapete benissimo la difficoltà di fare certe operazioni in Italia…». Il che è un buon punto di partenza per spiegare la differenza che c’è tra l’affare Bento – dove l’Inter procede a marce forzate per evitare l’inserimento dei club di Premier dopo le due amichevoli giocate dal portiere come titolare della Seleção -, e l’interessamento per l’islandese del Genoa. In tal senso va riannodato il filo a quanto accaduto un’estate fa con Bellanova: il Cagliari pretendeva una cessione a titolo definitivo per monetizzare subito e l’Inter ha alzato le mani, favorendo il sorpasso del Torino.
Questo perché nella camera di compensazione della Lega Serie A se un club ha saldo negativo riguardante le operazioni di mercato in Italia, questi deve dare garanzie di copertura tramite fideiussioni o denaro contante, cosa che l’azionista dell’Inter non intende fare. Già accadeva con Thohir e Suning ha mantenuto lo stesso modus operandi. Ciò vuol dire che – prendendo a esempio Gudmundsson – il Genoa dovrebbe accettare un prestito con diritto di riscatto a determinate condizioni per venire incontro all’Inter, mentre (al contrario) potrebbe incassare subito vendendo il giocatore a un altro club. Legacci che non esistono con le trattative estere, come prova l’affare Buchanan, acquisto messo a segno dall’Inter con sei mesi d’anticipo rispetto a quanto programmato perché c’era una necessità tecnica in rosa. E qui va ricordata un’altra frase pronunciata da Ausilio: «La squadra si fa con buona chimica e un numero giusto di calciatori. Due per ruolo». Lo scrive Tuttosport.