E pensare che era stato presentato come un centravanti. Una prima punta da formarsi fisicamente e tatticamente, ma pur sempre una prima punta. E invece, dopo una decina di giorni, Vincenzo Italiano aveva già capito tutto. avendo soltanto lui e Nzola a disposizione, il tecnico ci ha provato. Allenamenti, partite, ore e ore spese sui campi del Viola Park per spiegare all’argentino che cosa si aspettava da lui, ma i risultati non sono mai stati esaltanti. Colpa soprattutto delle difficoltà di Lucas nel giocare spalle alla porta e nel fare a spallate con i difensori centrali avversari. Non a caso fu proprio l’ex River Plate, ad ottobre, a raccontare quanto stesse faticando: «Il calcio italiano è diverso, non mento: più fisico, più forte».
E così, nonostante nel frattempo avesse iniziato a segnare qualche gol, pian piano lui e il mister si sono convinti a cambiare strada. Poi, il 17 dicembre, la svolta. Quel giorno si giocava Fiorentina-Verona e per la prima volta Italiano decise di schierarlo alle spalle di Nzola. Risultato? Non eccezionale sul piano della prestazione collettiva ma, comunque, fu proprio il Vichingo a decidere il match.
Ecco la chiave. Quello voleva, e quello il mister aveva capito (quasi) subito. Perché nella testa del tecnico Beltran è una specie di Raspadori. Un giocatore che può sì fare l’attaccante, ma più parte da lontano e meglio è. Così infatti può attaccare l’area e sfruttare la sua abilità negli ultimi 16 metri (e le reti segnate ne sono la dimostrazione) ma senza aver l’assillo delle marcature, senza dover tener botta e palloni sporchi per far salire i compagni e, soprattutto, giocando più arretrato può far valere due grandi qualità: la visione di gioco che gli fa legare centrocampo e attacco con grande naturalezza, e la resistenza. Una dote, questa, che ha convinto Vincenzo Italiano all’ultima, per certi versi impensabile, trasformazione. Il riferimento è ovviamente a quanto visto contro la Lazio, quando Lucas ha fatto praticamente la mezzala. Lo scrive il Corriere Fiorentino.
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La più grande lezione Italiano non l’ha data a Sarri ma a chi lo aveva massacrato per la formazione