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Corvino un modello che ha fallito. Per fare calcio servono figure come Baggio e Prandelli

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Corvino un modello che ha fallito. Per fare calcio servono figure come Baggio e Prandelli

Redazione

13 Ottobre · 18:54

Aggiornamento: 13 Ottobre 2020 · 19:20

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Molto spesso si sente utilizzare luoghi più o meno comuni, come: “il calcio italiano deve ripartire da i giovani”. Oppure: “per rilanciare il calcio in Italia si deve passare dai settori giovanili”. Ecco é bene chiarire che nel 99% dei casi, questi, sono e restano luoghi comuni.

COSA É UN SETTORE GIOVANILE

Molte società credono che, fare  settore giovanile, sia vincere un campionato primavera, oppure una Viareggio Cup. Ne é stato, classico esempio la Fiorentina all’epoca di Corvino, dove si tralasciava volutamente la scuola calcio ed il settore giovanile, per acquistare giocatori, spesso dai mercati dell’Est Europa o Africa, pagandoli anche cifre importanti per rafforzare la primavera. Questi risultavano investimenti a volte azzeccati, ma, nella maggioranza dei casi no. Questi andavano anche ad incidere, in misura non trascurabile sul bilancio della società . Questo è quello che una società di calcio non dovrebbe mai fare.
Passiamo a cosa invece dovrebbe esser fatto.

LA GESTIONE DEI GIOVANI CALCIATORI

Innanzitutto, si deve investire in quelli che sono gli insegnanti; soprattutto coloro che seguiranno i piccoli in età di scuola calcio. Servono insegnanti preparati e serve supportarli a livello strutturale, tramite continui aggiornamenti, perché dovranno essere in grado di trasmettere ai piccoli calciatori il proprio sapere, le loro conoscenze ed il giusto approccio al lavoro.

Altro aspetto fondamentale è far comprendere agli istruttori che, non verranno giudicati per i risultati di squadra, ma bensì, per la crescita o meno dei propri calciatori. Questo può sembrare un aspetto marginale, ma posso assicurare che così non è. La motivazione é semplice e chiara, l’istruttore bravo non è quello che vince i campionati, ma bensì colui che riuscirà a formare i calciatori di domani. Questa non è una condizione secondaria, ma una vera rivoluzione culturale.
Molto spesso la voglia di vincere, di mettersi in mostra agli occhi della propria società, porta i “mister” a telecomandare i giocatori, sul campo si calcio, a guidarli in maniera  quasi maniacale. L’effetto di questo? Creare tanti soldatini che giocheranno tutti alla stessa maniera, senza fantasia, senza rischiare niente, in maniera del tutto banale e scontata. Un giovane calciatore invece dovrebbe essere stimolato a sviluppare la propria fantasia e le proprie peculiarità, giocando con coraggio al costo di sbagliare. Facciamoci una domanda. Perché negli ultimi 20 anni, in Italia fatichiamo così tanto a creare giocatori che facciano la differenza….?

COSA NON SI DEVE FARE (ANEDDOTO DI CORVINO)

Anni fa mi capitò di scambiare due chiacchere con Pantaleo Corvino, allora DS della Fiorentina, il quale sosteneva, anche con una punta di orgoglio di esser bravo nella scelta dei giocatori e di aver compreso prima di altri che, un fattore imprescindibile di analisi fosse, la conformazione della gamba. “Devono avere le cosce grandi” mi disse.
Io mi permisi di dissentire,  ribattendo che a parer mio, per giocare a calcio, più che le cosce servissero i piedi.

A CHI AFFIDARE IL SETTORE GIOVANILE

Stringendo le fila, per parlare di Fiorentina, vorrei dire che, innanzitutto servirebbe affidare la responsabilità del settore giovanile gigliato, a uomini di calcio, a uomini che hanno una cultura calcistica differente e ne comprendono le varie sfumature. Due nomi? Baggio e Prandelli su tutti.

BAGGIO

Baggio é stato a detta di molti (me compreso) il più grande calciatore italiano di sempre. É stato un grande campione sul piano tecnico. Questo é fuori discussione, ma lo é stato anche nella testa. Persona seria, uomo intelligente e sensibile che comprende e consoce il calcio, oltre che tecnicamente, anche sotto qualsiasi altra sfera, compresa quella emotiva e che sarebbe da grande supporto a chi deve insegnare calcio ai giovani.

PRANDELLI

Cesare Prandelli invece, non è certamente stato un calciatore neanche paragonabile al divin codino, ma é uomo di grande cultura calcistica, uomo di una caratura umana fuori dall’ordinario e di una sensibilità mostruosa. Viene dal settore giovanile dell’Atalanta e conosce alla perfezione il percorso che ogni piccolo aspirante calciatore dovrebbe fare prima di confrontarsi con il calcio dei grandi. Una volta cioè ottenute le giuste conoscenze calcistiche.

PERCHÉ LORO?

Ovviamente il calcio è pieno di personaggi che, potrebbero rappresentare quello che identificano questi due personaggi presi in esame. Allora la domanda è perché loro? Esattamente per tutti i motivi sopra elencati, ma non soltanto. L’aspetto della sensibilità dell’individuo, molto spesso, é stato visto come elemento secondario, ma nei fatti credetemi non lo è. Essi funzionerebbero da punto di riferimento, da guida per gli istruttori, ancor prima dei calciatori. É fondamentale per un insegnante, avere responsabili capaci di offrire linee guida chiare, sintetiche e precise che poi siano tradotte nel campo.
Nel rapporto invece che si genera tra l’istruttore ed i calciatori, ci sono alcuni passaggi essenziali, che devono essere coordinati da persone appartenenti ad una precisa cultura calcistica che, sappia, regolare i comportamenti degli uni e degli altri.

COMPORTAMENTI CALCIATORI

I calciatori non prima istanza devono avere la capacità di ASCOLTARE, soltanto dopo in attenta elaborazione dei dati acquisiti, dovranno chiedere spiegazioni e chiarimenti sui contenuti. Gatto questo si passerà alla fase di sperimentazione sui campo, con quella che viene definita esperienza reale.

COMPORTAMENTI ISTRUTTORI

Gli istruttori devono invece osservare, dare chiarimenti ai ragazzi, osservano ed annotano i comportamenti e le situazioni su una griglia predisposta precedentemente.
Fermano il lavoro e provocano la discussione, guidando sapientemente i giocatori, con opportune domande stimolo, verso le soluzioni, per il raggiungimento degli obbiettivi prefissati.

Queste sono semplici linee guida, molto generiche ma che fungono molto bene da esempio esplicativo, di quale dovrebbe essere, l’atteggiamento sul lavoro di calciatori ed istruttori.

Marzio De Vita

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1 commento su “Corvino un modello che ha fallito. Per fare calcio servono figure come Baggio e Prandelli”

  1. Non sono assolutamente d’accordo con il giudizio espresso sul direttore Corvino a Lecce ha lavorato egregiamente lo testimoniano
    i risultati conseguiti che sono sotto gli occhi…di tutti.

    Rispondi

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