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Veretout: “Vi racconto Astori nello spogliatoio. Simeone vuole battere i rigori? A lui rispondo…”

Rassegna Stampa

Veretout: “Vi racconto Astori nello spogliatoio. Simeone vuole battere i rigori? A lui rispondo…”

Redazione

10 Settembre · 13:09

Aggiornamento: 10 Settembre 2018 · 13:09

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Intenso. Quasi abbagliante. E un sorriso che tutto lo fa sembrare meno che un guerriero.

Eppure, sul campo, si trasforma. Trascinatore gentile di una Fiorentina che, nel frattempo, si è portata avanti col lavoro. Ora però, il gioco si fa duro, e Jordan Veretout è pronto per iniziareagiocare. Basta ascoltarlo. Certo, con l’italiano c’è ancora un bel po’ da fare, ma la buona volontà non manca. «Rispetto all’anno scorso va meglio…».

È vero che Pioli la sfida? Le chiede di parlare in italiano e, dopo ogni errore, la punisce facendole fare le flessioni?

«Nooo. Il mister è molto comprensivo con me. Certo, mi parla solo in italiano, ma se non capisco insiste. Alla fine, a forza di ripetere, riusciamo a capirci».

Si ha quasi l’impressione che per voi Pioli sia qualcosa di più di un semplice allenatore. Un padre, o un fratello maggiore. È così?

«È il coach. Niente di più. Però è vero che siamo una squadra molto giovane e quindi lui ci dà tantissimi consigli sia, ovviamente, per quanto riguarda il campo, ma anche per aspetti che vanno oltre il calcio».

Ha parlato dei gol. L’anno scorso ne ha segnati 10, anche grazie ai rigori. Ha sentito quello che ha detto Simeone?

«No. Che ha detto?».

Che gli piacerebbe essere il rigorista, così sarebbe più facile arrivare a 20 reti…

«Io non ho problemi. Dipenderà dalle partite. Se qualcuno vorrà calciarli bene… di certo io non mi tiro indietro».

Nel frattempo, a segnare, ci sta pensando Benassi. Sorpreso?

«Per niente. È un giocatore fondamentale per noi. Ci ha fatto vincere con l’Udinese, e col Chievo ha fatto doppietta. Marco dà un grandissimo contributo sia quando dobbiamo difenderci sia in fase offensiva e tutti noi conosciamo la sua grande attitudine sotto porta. Non a caso è stato convocato in Nazionale».

E lei? Ci spera ancora in una chiamata della Francia?

«Non è facile. La nostra Nazionale è fortissima, è campione del mondo. Però ci proverò con tutto me stesso. Lavorando duro, perché no?».

Ha citato il mondiale. Ci raccontano di grandi serate davanti alla tv nel ritiro di Moena. Conferma?

«Sì. Siamo diversi francesi in squadra e in ritiro abbiamo fatto un bel casino. Era giusto farlo. Quello che ha fatto la Nazionale è qualcosa di grandissimo per tutti i francesi».

Beh. Lei, a 25 anni, è tra i più «anziani». Come ci si sente?

«Non è vero! Ci sono Laurini, Thereau, Mirallas che sono più grandi e hanno un ruolo importante perché hanno esperienza e la mettono a disposizione della squadra. Diciamo che io sto nel mezzo».

E si sente pronto per essere un leader di questa Fiorentina?

«Io non mi sento un calciatore più importante di altri. Il leader è la squadra, il gruppo. Io cerco di lasciare tutto sul campo, mettendo a disposizione della squadra quello che mi hanno insegnato tutti gli allenatori che ho avuto e portando con me i valori che mi hanno trasmesso i miei genitori».

Quali?

«La voglia di non mollare mai, di lottare sempre fino all’ultimo per ottenere un obbiettivo. Certo, mi piace anche stimolare e aiutare i compagni. Una cosa deve essere sempre presente nella nostra testa…».

Cosa?

«Si può anche perdere, ma mai senza aver lasciato sul campo fino all’ultima goccia di sudore».

Parlavamo di leader ed è inevitabile pensare ad Astori.

«Ecco, lui si che era un leader vero! Parlava come un leader, si comportava come un leader, pensava come un leader. Davide aveva qualcosa in più, era diverso. Ora quel ruolo lo ha raccolto German Pezzella ma Davide non è rimpiazzabile. Nessuno sarà mai quello che era lui. Per questo ogni volta che scendiamo in campo lo facciamo per lui».

Fu il primo, Astori, a credere in questo progetto, scegliendo di restare mentre in tanti se ne andavano, per riportare la Fiorentina in Europa. È il vostro obiettivo?

«Noi giochiamo a calcio per giocare in Europa. L’anno scorso ci è mancato pochissimo e siamo rimasti molto de￾
lusi per esser rimasti fuori. Ora lavoriamo ogni giorno per centrare quell’obiettivo perché la Fiorentina è una grande squadra e deve stare in Europa».

Come avete vissuto la sentenza del Tas? Pensa sia stata un’ingiustizia?

«Ci credevamo, inutile negarlo, ma così va il calcio. La verità è che noi non siamo arrivati abbastanza in alto per meritarci l’Europa e quindi quest’anno stiamo dando tutto per riuscirci».

L’inizio è stato incoraggiante.

«La squadra è partita forte ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra perché il difficile viene adesso. Certo, iniziare bene era importante e ora speriamo di continuare».

Con lei in campo, finalmente. È stata dura restar fuori in queste due gare?

«Durissima. Io voglio sempre giocare e guardare i compagni dalla tribuna mi ha dato abbastanza fastidio, anche perché ormai per me sono passati quattro mesi dall’ultima partita ufficiale. Non ne posso più di aspettare!».

Ormai ci siamo…

«Sì! Finalmente! Non vedo l’ora di scendere in campo…».

Che impressioni le hanno lasciato queste prime giornate? Davvero, come dicono in molti, ci sono sei squadre più forti della Fiorentina?

«La realtà dice che l’anno scorso ci è mancato pochissimo, e ora abbiamo una squadra molto più forte e quindi possiamo giocarcela con quelle che ci sono arrivate davanti. È quello il nostro obiettivo. Provare a mettercene dietro qualcuna».

Lui è stato protagonista del mercato, ma si dice che anche per lei grandi squadre abbiano offerto cifre vicine ai 30 milioni. Ne sa qualcosa?

«Non è importante adesso pensare a queste cose. Il mercato ormai è alle spalle, sono un giocatore della Fiorentina e sono molto felice d’esserlo».

E si parla addirittura di nuovo contratto…

«Ripeto. Sono molto felice di essere a Firenze e di giocare per la Fiorentina».

Corriere fiorentino

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