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Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
Simeone davanti c’era l’Empoli mica il Barcellona. Adesso quello che manca alla squadra…

Firenze, stadio Artemio Franchi, 21.10.2018, Fiorentina-Cagliari, Foto Fiorenzo Sernacchioli. Copyright Labaroviola.com, Simeone

Rassegna Stampa

Simeone davanti c’era l’Empoli mica il Barcellona. Adesso quello che manca alla squadra…

Redazione

17 Dicembre · 11:29

Aggiornamento: 17 Dicembre 2018 · 11:29

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Questi i passaggi principali del pezzo su Repubblica a cura di Benedetto Ferrara:

Il calcio da queste parti si è parecchio imbruttito, ma quando arrivano i tre punti uno li prende, se li abbraccia e ci si riscalda il cuore. Questa specie di derby della FiPiLi serviva a questo, a scollarsi dalla pochezza di un autunno senza allegria. La vittoria alla Fiorentina mancava dal 30 settembre. Troppi pareggi e giocatori in crisi esistenziale. Su tutti Simeone, tre gol in quindici partite. Numeri da difensore centrale, con l’aggravante di un centrocampista, Benassi, che ne aveva messi dentro il doppio di lui. Stavolta l’argentino diventa protagonista: assist per Mirallas, il gol del due a uno e poi quel ditino sul naso per zittire chi lo aveva criticato. Un gesto sopra le righe per un centravanti arrivato al quarto gol. Inutile dare addosso a un ragazzo che non si è saputo controllare dopo essere piombato in uno strano abisso fatto di buio e di errori figli della confusione interiore. Ma chiedere scusa era l’unico modo per non trascinare l’episodio. E il giocatore l’ha fatto: «Non ce l’avevo con i tifosi ma con me stesso. Ho avuto una settimana difficile, ho subito anche un furto in casa». Che poi davanti c’era l’Empoli, non il Barcellona (vedi il mito di Batistuta). Insomma, avere il senso della realtà è la regola numero uno del bravo professionista. Il resto è una Fiorentina approssimativa ma con molta volontà addosso. Il suo calcio è didascalico e tecnicamente involuto. Non è un caso se Mirallas è stato il migliore, e anche l’unico che sapeva dove correre. Aver affiancato il belga a Simeone (nel 3-5-2) è stato il modo in cui Pioli ha cercato di uscire dall’apatia offensiva. Le assenze a centrocampo hanno aperto la porta all’esordio di Norgaard al posto di Veretout. Il giudizio? Niente di che, giocate semplici con passaggi di due o tre metri. Personalità da registrare. Se fino a oggi il danese è rimasto in panchina una ragione c’è. Di sicuro questa ennesima panchina sembra un verdetto per il destino di Pjaca. Era chiaro che dopo il gol di Reggio Mirallas avrebbe avuto ancora spazio. La sua bella prova allontana ancora di più il dieci made in Juventus da quel posto che sembrava suo e dal quale lui si è allontanato perdendosi. Quello che manca ancora è un gioco degno di questo nome e una vittoria rigenerante non deve nascondere i limiti di una Fiorentina che gioca su Chiesa l’ottanta per cento dei palloni. Il ragazzo ci mette corsa e cuore come sempre ma a volte si trova costretto a giocare da solo, una cosa frustrante di cui anche lui paga il prezzo. Detto questo, i tre punti sono preziosi e chiariscono i contorni di un mercato per molti versi sbagliato. Chi non ha soldi che almeno abbia idee. Il senso è questo. E anche la speranza, per la verità.

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