Paulo Sousa non sembra per niente contento. E’ questa, almeno, l’impressione che si ricava dopo la prima uscita della sua Fiorentina nel pomeriggio, a Moena. Il lusitano indossava un’espressione mesta, quasi funerea, per alcuni rassegnata. Una convinzione che ha trovato conforto nelle sue parole, che sanno tanto di macigni interiori per nulla deglutiti: “L’anno scorso sapete quanto ho lottato per tenere determinati giocatori adesso mi occupo solo di campo”, “Non mi aspetto nulla, mi aspetto solo di allenare”. Parole che sanno di fiducia mal riposta e di attese spasmodiche non ripagate, proprio quando la viola sembrava avere gli strumenti per spiccare il volo. Sousa è un allenatore-manager: è uno che ama avere il comando delle operazioni. Vederlo così, quasi apatico, non fa soltanto male: rischia di diventare un’incredibile detonatore di sconforto collettivo. Ecco perché Corvino e la società tutta devono accelerare sul mercato: borseggiare l’entusiasmo del mister – sperando che questa sia soltanto un’impressione sbagliata – sarebbe un autogol clamoroso a stagione nemmeno iniziata.
Con quella faccia un po’ così: Sousa rassegnato è un incredibile autogol
L'entusiasmo del lusitano ai minimi storici: Corvino si sbrighi