Nelle pagine del Corriere Fiorentino troviamo l’intervista a Cesare Prandelli, ecco un estratto:
«Ai miei tempi avevo preteso che facessimo riunione ogni venerdì. Io, Corvino, Cognigni, Mencucci e Andrea Della Valle: volevo condividere il lavoro fatto con la squadra in settimana e il piano partita della domenica. Volevo che tutto il club venisse coinvolto perché solo così si crea mentalità e si trova la strada per uscire da situazioni difficili».
Cesare Prandelli risponde a telefono dalla sua Orzinuovi. Da nonno, si sdoppia tra Bologna (dove lavora il figlio Nicolò) e l’Africa (la figlia Carolina è a Mogadiscio e opera per l’Onu), ma la sua vita resta qui, a Firenze, dove si dedica alla terra e soffre per la Fiorentina.
Prandelli, che succede alla Fiorentina?
«Quando è arrivato Pioli mi sono detto “ok, è l’uomo giusto per fare le cose per bene”. Purtroppo alle prime difficoltà sono cominciati i problemi veri. Alla Fiorentina manca solidità. I dirigenti sono tutti brave persone, ma per gestire certe emergenze serve una struttura importante. Se hai investito sull’uomo e sull’allenatore, perché cambiarlo dopo poche partite? Pioli non può essere l’unico responsabile, ci sono giocatori per esempio che non si sono mai presi responsabilità di certi risultati. Manca cultura e a crearla deve essere la società. Non voglio tornare a quello che accadde nel 2021, ma di sicuro anch’io trovai grandi difficoltà: l’allenatore non deve essere mai solo».
Come se ne esce adesso?
«Manca senso di appartenenza forte, si parte da qui per avere una reazione. Va creata una cultura del lavoro, bisogna che tutti sappiano che la Fiorentina ha una storia importante. E quella storia non va dimenticata: per sapere dove vuoi andare devi sapere da dove sei partito. Prendete l’Atalanta con Gasperini: a Zingonia hanno costruito un’identità precisa, chi rimarca la propria storia fa risultati. L’esempio contrario invece è Maldini al Milan. Arriva in rossonero, vince il campionato e lo mandano via: ancora devo capirne il motivo».
Di Vanoli che pensa?
«Che ha fatto la gavetta, ha alle spalle campionati fatti bene. Ma ritorniamo al discorso di partenza: mi auguro non resti solo a gestire questa situazione perché altrimenti i problemi resterebbero gli stessi. A Pantaleo (Corvino, ndr ) lo dicevo spesso: il venerdì dobbiamo fare riunioni tutti insieme. Lui non era molto d’accordo, ma alla fine ha capito. Condividere la strada da intraprendere diventa fondamentale, anche perché crea chiarezza nel caso in cui le cose non dovessero andar bene la domenica».
