Nelle pagine del Corriere dello Sport troviamo un articolo firmato da Alberto Polverosi: “Stava diventando la serata più brutta per Firenze, triste e senza speranze, becera con i cori della curva contro Vlahovic, deprimente per la sconfitta, umiliante perché stava perdendo contro la più odiata delle avversarie, paralizzante per la paura della classifica. Quando però i viola sono riaffiorati dagli spogliatoi, quasi d’improvviso si sono trasformati in squadra. Era la prima volta che succedeva in questo campionato. Hanno ripreso subito il risultato e hanno fatto una mezz’ora o poco meno piena di buone iniziative, di rabbia, di carattere, di ritmo, di velocità, di organizzazione. E’ il primo vero segnale che qualcosa si è mosso al Viola Park, il lavoro di Vanoli ha cominciato a mostrare qualche segnale, il più importante è che la Fiorentina non si è mai staccata dalla partita.
Un piccolo passo, come ripete il nuovo allenatore, ma per essere molto chiari ce ne vogliono altri e un po’ più lunghi di questi passi per cominciare la vera risalita. Vanoli deve ancora sistemare tante cose. La classifica, ovviamente, perché la Fiorentina è ancora ultima, con 6 punti in 12 partite; la difesa, perché Pablo Marí non può perdere tutti, ma proprio tutti, i duelli con Vlahovic, e perché Pongracic non può marcare Kostic, che calcia da fuori area, a tre metri di distanza e poi girare le spalle al pallone; la condizione fisica, perché la squadra a un quarto d’ora dalla fine si è tirata tutta indietro boccheggiando; l’impatto con la partita, perché nel primo tempo (complice anche la modestia del gioco della Juve) c’era da addormentarsi.
A tenere svegli tutti c’erano solo i due centravanti, due animali, due tori, due furie della natura. Kean ha fatto qualcosa più di Vlahovic e senza quei due sarebbe stata una delle partite più noiose del campionato. Il fiorentino si è spostato sulla destra e ha puntato e saltato di continuo Koopmeiners, considerandolo, a ragione, il punto debole della difesa bianconera; lo juventino si è piazzato al centro perché sapeva che sarebbe stato Pablo Marí a staccarsi dalla linea e lo ha incenerito giocando sempre sull’anticipo. La stranezza è che i due allenatori non sono mai intervenuti per modificare due marcature così difficoltose.
Il pareggio, per come è arrivato, può trasformarsi in una goccia di energia per la Fiorentina, non per la Juve che ha perso altri due punti dal Bologna e dal Napoli e oggi rischia di perderne altri dal Milan o dall’Inter. Il lavoro di Vanoli è appena iniziato, mentre quello di Spalletti ancora lontano dal completarsi. La Juve continua a segnare poco e soprattutto continua a non vincere, quarta partita ufficiale con l’ex ct, tre pareggi e tutti di fila. Così diventa difficile agganciarsi alla corsa per la Champions. E’ una squadra ordinaria a cui manca qualità in mezzo al campo, è legata solo agli spunti di Vlahovic e meno male che ora, per scelta di Spalletti, non è più in ballottaggio con David e Openda. La posizione e il gioco di Locatelli sono quelli di un equilibratore, bravo, ma senza lampi, quanto a Thuram se non è al massimo della condizione serve a poco. Se poi Yildiz resta ai margini della partita come è capitato ieri a Firenze, alla Juve resta poco. Resterebbe Conceicao, che appena è entrato ha creato almeno un po’ di scompiglio dalle parte di De Gea, ma è rimasto in panchina per 75 minuti. In un quarto d’ora ha dribblato più lui di tutta la Juve”.
