E’ iniziata ieri la seconda avventura di Paolo Vanoli, la prima da tecnico della Fiorentina. In precedenza quel gol di testa aveva marchiato a fondo la conquista della Coppa Italia nel 2001, l’ultimo trofeo vinto viola. Molta acqua è passata sotto Ponte Vecchio e quella attuale, che lambisce il Viola Park è di tempesta. O meglio, sono acque agitate, considerate la classifica e un’inerzia da cambiare in fretta. Se sia l’uomo giusto solo il tempo lo dirà. Sicuramente è il tempo giusto ed è facile intuire il motivo. C’è bisogno di normalità e chiarezza e soprattutto di rimettere a fuoco alcuni concetti che nel primo allenamento Vanoli ha ribadito al gruppo, come detto nel suo ‘passaggio’ sui canali media ufficiali del club.
«Sono venuto qua perché c’è una sfida e a me piacciono e rischio anche io. Sono convinto che possiamo uscirne con il lavoro, un passettino alla volta». Parole chiare, come quelle che avrà utilizzato con la squadra. La voce roca forse tradisce la lunghezza del suo discorso e lo avrà fatto anche durante l’allenamento.
Una presa di coscienza netta che tutte la squadre che lottano per salvarsi – augurandosi tempi migliori – devono avere ben presente: quello del passettino alla volta. Con un paio di dubbi tecnici conseguenti: il primo è che la Fiorentina non ha per scelta un esterno di ruolo, e il secondo dubbio, collegato al primo, è che la versione di Pioli aveva un senso con due registi, molto meno con uno solo, e che proprio per voltare pagina, per puntare su un trequartista più due punte, si deve per forza scegliere un assetto che strizza l’occhio al passato. Lo riporta La Nazione.
