È il momento in cui una stagione rischia di precipitare o di trovare, all’ultimo istante utile, un appiglio da cui ripartire. La Fiorentina è arrivata a dicembre con il fiato corto, ferita nei risultati, svuotata nelle certezze e attraversata da tensioni interne che hanno trasformato lo spogliatoio in una polveriera anarchica. A Reggio Emilia si è vista una squadra nervosa e incapace non solo di reagire tecnicamente ma persino di riconoscersi come gruppo.
L’arrivo di Vanoli, fin qui, non ha prodotto né la scossa attesa né un’identità tattica visibile: il cambio di guida tecnica, annunciato come una svolta, è rimasto impigliato tra limiti strutturali e frizioni caratteriali. La società , dal canto suo, aveva promesso (proprio sabato) di adottare decisioni drastiche ma non ha ancora dimostrato di avere il peso specifico necessario per imporsi su un gruppo lasciato per troppo tempo allo stato brado. Ed è proprio questa miscela instabile – risultati deludenti, leadership fragile e spogliatoio lacerato – a rendere questa fase di stagione così pericolosa. Dicembre, con le sue partite ravvicinate e la pressione che decuplica, potrebbe così diventare il mese che dirà se i viola scivoleranno verso la Serie B o se avranno la forza di restare aggrappati alla lotta salvezza fino all’ultimo turno.
Eppure proprio adesso, quando tutto sembra indicare la strada peggiore, è tornato il tempo di fare di nuovo quadrato. Mancano infatti ancora 24 giornate e ben 72 punti potenziali: un’enormità, se solo la squadra riuscisse a ritrovarsi. Dentro la rosa ci sono valori reali, finora rimasti compressi da tensioni interne che il club sta provando con fatica ad appianare. E un mercato di gennaio mirato – colmare le lacune ignorate in estate non è più un’opzione ma un obbligo – potrebbe restituire finalmente equilibrio. Lo scrive La Nazione.
