Impossibile pensare di far entrare al Franchi i 35mila promessi. Si cercherà una soluzione che suonerà inevitabilmente come un rabbercio. Ma è ovvio che oggi con una squadra in evidente difficoltà di classifica che viaggia di pari passo con uno stadio groviera, la certificazione dei ritardi creerà polemiche. Politiche e non solo.
Le opposizioni gongolano al suono de «l’avevamo detto», la Fiorentina aveva già messo le mani avanti con Pradè critico con l’attuale cantiere a favor di telecamera all’ennesima sconfitta. E oggi rincara minacciando di non mettere un euro nel progetto. L’assenza del patron Rocco Commisso non aiuta a rasserenare gli animi dopo mesi di dialogo più proficuo. La caccia alle streghe è appena iniziata insomma. E sul patibolo ci ha messo la testa la sindaca Sara Funaro che quando, nelle ultime settimane, si è resa conto che i tempi non tornavano ha deciso di dare la cattiva notizia.
«Ci metto la faccia» ha detto a chi le è vicino. Ma l’irritazione, ad essere generosi, è palpabile anche nei confronti degli uffici tecnici che qualche conto l’hanno toppato, al netto dei pali, della pioggia e dell’acciaio delle coperture.
Poi c’è la madre di tutti i problemi che in pochi sono disposti a scordare. L’inizio della saga-Franchi. Quando Commisso voleva farselo da solo uno stadio nuovo, moderno e polo di attrazione commerciale. Bloccato. Poi si tentò di convincerlo a giocare al Padovani del rugby per il quale sono stati impiegati (buttati) 10 milioni di euro. Altro sonoro no. E c’era da capirli che non volevano correre dietro a una palla con il pubblico del campionato scolastico. E infine l’Europa pensò bene di tagliare 55 milioni di finanziamento (ora restituiti da una manovra di Governo). Già i 200 milioni non bastavano allora, figurarsi ora. La sindaca si è presa in carico il dossier stadio. E quindi sì, ne risponde lei. Ma ha accettato un’eredità pesante. Senza fiatare. Lo riporta La Nazione.
