C’è un silenzio strano, da giorni, attorno al Franchi. Non quello delle grandi attese ma piuttosto quello delle vigilie che pesano come macigni. Oggi pomeriggio (ore 15) la Fiorentina si gioca più di 3 punti contro il Lecce: si gioca la sopravvivenza, tecnica e psicologica, dentro un campionato iniziato peggio che mai. Zero vittorie, morale a terra, contestazione crescente e una classifica che mette davvero paura. Il peggior avvio viola in 99 anni di Serie A è già un marchio difficile da cancellare ma potrebbe trasformarsi in una condanna se oggi non arriverà un segnale immediato e soprattutto convincente. Perché questa domenica, al di là dei moduli, conterà solo una cosa: vincere. Ma vincere bene mostrando finalmente un’anima, quella che la squadra ha smarrito tra prestazioni opache e un’identità mai davvero trovata. A rendere tutto più complicato, la vigilia ha portato con sé l’ennesimo scossone: le dimissioni di Pradè dal ruolo di ds hanno aperto ufficialmente la crisi anche sul piano societario. Una mossa che ha spiazzato lo spogliatoio e che risulta la prima crepa di un edificio che da settimane scricchiola e che ora rischia di crollare se, intanto, non arriverà un risultato capace di restituire un minimo di serenità. In mezzo a tutto questo c’è Stefano Pioli: il tecnico sa bene che quella contro il Lecce deve essere la partita della verità («Da vita o morte» l’aveva definita mercoledì proprio Pradè) e che non potrebbe non bastare un successo di «corto muso» per proseguire la sua avventura a Firenze.
La fiducia di Commisso si sta lentamente esaurendo e un altro passo falso significherebbe esonero, ma probabilmente anche un successo poco convincente potrebbe non bastare a invertire la rotta. Servirà ben altro, dunque. Servirà orgoglio, coraggio e carattere. Anche per questo, l’allenatore ha intenzione di mandare in campo l’undici di cui si fida di più, senza tentare altri esperimenti sia a livello tattico (si ripartirà senza ombra di dubbio dal 3-5-2 visto nelle ultime uscite, con una sola punta supportata da un trequartista) che di uomini: la Viola «operaia», in sostanza, ammirata al Meazza contro l’Inter è già stata riposta in archivio, visto che contro il Lecce l’idea è quella di forgiare una squadra di gamba e qualità, in grado di prendere subito in mano le redini del gioco.
L’handicap – ma era già stato messo in preventivo – sarà rappresentato dal forfait di Gosens, che a Milano ha rimediato una lesione di primo grado del retto femorale della coscia sinistra e tornerà disponibile solo dopo la sosta, saltando quindi la gara di oggi oltre a quelle contro Mainz in Conference e col Genoa. Davanti a De Gea, dunque, spazio al terzetto difensivo composto da Pongracic, Marí e Ranieri, con la mediana che dovrebbe vedere Dodo e Fortini sugli esterni (il 2006 è favorito su Parisi) oltre a Mandragora, Nicolussi Caviglia e Ndour interni (l’ex Besiktas è avanti su Fagioli). In attacco, infine, spazio ancora una volta al tandem formato da Gudmundsson e Kean. Lo riporta La Nazione.
