
Il rischio è quello di esaltarsi troppo per un poker contro il Real Vicenza, con tutto il rispetto Jovic era marcato da Piccone e Tsiligkiris (classe 2006), non da Koulibalj o De Ligt, ma questo si sa e fa parte del gioco. Restano però in mente due concetti incontestabili estratti dal repertorio di Jovic: la straordinaria capacità di muoversi in area e il fiuto per la posizione giusta al momento del passaggio. Breve flash: Jovic parla male l’italiano, ma le occhiate fulminanti verso i compagni che sbagliano l’ultimo assist sono traducibili in tutte le lingue. Nel Real c’era gente bravina che calibrava anche i centimetri.Detto questo, la condizione fisica di Jovic è lontana da quella ideale, e ci mancherebbe, la vita a Madrid è stata molto in periferia e lo sbarco nel nuovo mondo è troppo recente. Quello contro il Real Vicenza è stato perciò un esercizio di maniera, una dimostrazione di quanto siano enormi le potenzialità.
Ci sarà da lavorare molto e la sensazione è che Italiano chiederà (anche) movimenti diversi a un centravanti non troppo felice di allontanarsi dall’area di rigore, territorio di pascolo prediletto in cui vengono estratte le temibili zanne. Jovic dovrà partecipare di più alla manovra e trasmettere un coinvolgimento tarantolato anche in fase di non possesso per esaltare Italiano, ma bisogna andare per gradi avendo la consapevolezza che non si possono stravolgere le caratteristiche di un giocatore. Il quale per altro sa essere letale negli ultimi sedici metri: sarebbe un errore annacquare questa preziosa qualità. Ci vorrà dunque equilibrio, come sempre.Si sono già alzate nel frattempo voci a sostegno di Cabral, che è rientrato dalle vacanze indossando la stessa, inconfondibile espressione che poi è leggibile anche nei movimenti sul campo, come se dalla zucca di Cabral spuntasse un fumetto: ‘Fin qui è andata male e ora hanno preso anche un centravanti dal Real Madrid’.
Nella prima uscita, Cabral è rimasto al confine dell’invisibilità (e si esclude una rovesciata ben eseguita), mostrando scarso feeling con le posizioni da frequentare in area. Eppure quello avvantaggiato rispetto a Jovic avrebbe dovuto essere lui. Ma niente: Jovic era sempre nel posto giusto e Cabral mai. Italiano dovrà sostenere molto il centravanti brasiliano, anche perché in una stagione con più di 50 partite ci sarà spazio per tutti. Commetterebbe un errore, Cabral, considerandosi già un perdente. di fronte alla maestosa concretezza di Jovic, che sa accendersi come un killer. Zero energie sprecate, al contrario di Cabral che gira spesso a vuoto. E non ci sono vertigini più buie per un centravanti che vede la porta da lontano.