Unipol andrà avanti a oltranza con i ricorsi su ogni singolo atto deliberato dagli enti pubblici che riguardi direttamente o indirettamente l’area di Castello, il terreno di 168 ettari ereditato dal colosso bolognese da Fonsai. Tutto questo succede non per una guerra dichiarata, ma unicamente per tutelare il patrimonio aziendale. Almeno finché non vengano creati i presupposti essenziali per sedersi a un tavolo e cominciare le trattative. Il tempo a disposizione comincia a scivolare via dalla clessidra, anche se il 2023, anno in cui scadrà la convezione tra Palazzo Vecchio e Unipol per l’area, è ancora distante. Ma la società assicurativa non potrà aspettare di arrivare a ridosso dei limiti: ci sono le licenze a costruire già in mano a Unipol che, via via, stanno decadendo. Ma se ora fra Unipol e Comune e fra Unipol e Fiorentina ci sono solo rapporti di buon vicinato e dichiarazioni di disponibilità, ma nessun rapporto formale, almeno stando a ciò che si ascolta nei corridoi del gruppo assicurativo, quando si potrà davvero cominciare a trattare? La tessera necessaria, anzi indispensabile a far scattare il domino, è il via libera al masterplan che prevede l’ampliamento dell’aeroporto Vespucci.
In sintesi. Per sbloccare la trattativa manca il decreto di valutazione d’impatto ambientale che deve essere licenziato dal ministro dell’ambiente. Decreto che però, è atteso da ben due anni.