Lo abbiamo aspettato, temendo che fosse un Godot qualsiasi. Prigioniero del suo modo di essere così decisivo, ma incapace – non per sua volontà – di incidere secondo le attese. Tante, forse troppe fino a un punto di essere quasi un peso opprimente nella sua voglia di tornare a essere Albert Gudmundsson, cecchino di ghiaccio. Ma anche i più gelidi hanno un’anima e un sentimento. Chiamatela anche riconoscenza verso chi, comunque, gli ha sempre riservato attestati di stima e vicinanza. Umana e sportiva. Ecco perchè Albert voleva ripagare tutta la Fiorentina, l’ambiente viola e una città che non l’ha lasciato solo. In ogni frangente.
Lui ha dribblato anche un infortunio che poteva sembrare definitivo (per la stagione), ha lavorato sodo per regalare e regalarsi (insieme alla squadra) la notte più bella. Fino a qui i sentimenti, poi ci sono le cifre. Impietose nei confronti degli avversari: un gol ogni tre tiri. E quando lascia il segno, la Fiorentina torna a casa con il bersaglio grosso. E’ successo già in sei occasioni in questa stagione: con Lazio, Milan, Genoa e Juventus in campionato. Ma anche contro Lask e Pana in Conference. Eccezione che conferma la regola: la gara col Napoli. La sua rete non è servita a evitare il ko. Ma proprio perché trattasi di eccezione si può sottolineare come nell’avventura italiana di Gud lo score parli del 75% di vittorie quando segna. Coincidenze? Chi non ci crede le perde. Lo scrive La Nazione.