Un’estate complicata per Nikola Kalinic, convintissimo di poter lasciare la Fiorentina (al punto di dichiararsi apertamente al Milan) e poi costretto a rivedere i propri programmi. Corvino ha stabilito una linea e da lì non si è mosso di un millimetro, i rapporti con l’agente Erceg hanno vissuto nei mesi precedenti momenti più distesi e anche Kalinic ha sofferto lo stress da conflitto (due volte ha lasciato il ritiro di Moena, anche per risolvere un problema personale).
E ora com’è la situazione? Pioli ripete che vorrebbe avere in squadra un centravanti forte come Kalinic e Corvino ufficiosamente recita formazioni che hanno sempre Nikola titolare. Che in realtà quando è in campo – sarà anche per il livello non sempre altissimo degli avversari e per le motivazioni che scarseggiano– assomiglia molto poco all’attaccante completo dei tempi migliori. Certo, è anche in ritardo rispetto agli altri compagni, avendo nelle gambe dieci giorni in meno di allenamento e nella testa una destinazione diversa da quella viola.
É dunque evidente il braccio di ferro con la Fiorentina, uno stallo armatissimo in cui entrambe le parti hanno ben chiara la situazione: Corvino ha stabilito il prezzo di Nikola (30 milioni) e il procuratore Erceg dovrà proporre una contropartita in soldi o in soldi più contrapartita tecnica. Ci sono ancora 20 giorni alla fine del mercato e la sensazione è che alla fine Kalinic lascerà Firenze. Lo stress a quanto pare è tutto suo, come la volontà di restare in Italia escludendo la prospettiva Premier.
La Fiorentina sta cercando di chiudere per Simeone (o forse ha già chiuso). Un arrivo che potrebbe prescindere dalla situazione di Kalinic.
Quotidiano Sportivo