Alla fine era meglio non ricorrere al Tas quest’estate. Se il Milan avesse previsto che la sua Europa League sarebbe finita nella fase a gruppi — più o meno una stagione buttata via — avrebbe accettato la prima sentenza Uefa che lo escludeva dalle coppe. Un anno di sofferenza presto dimenticato e via. Da giugno sarebbe stato un club libero di impostare un «settlement» o addirittura un «voluntary» (visto che c’è un nuovo proprietario) su basi probabilmente più favorevoli. Invece no. Dopo l’appello, tutto è andato per il peggio. Perché è vero che per il Tas quella sanzione dell’esclusione era sproporzionata, ma poi i giudici Uefa, riscrivendo la sentenza, hanno scelto la strada della «condizionale». Con punizioni sia immediate (multa di 12 milioni e due stagioni con soltanto 21 giocatori) sia future (pareggio di bilancio entro il 2021). Sono quelle future che spaventano: perché lasciano incertezza e perché le cifre attuali del Milan, e le prospettive di guadagni, non invogliano all’ottimismo.
Fabio Nicari, Gazzetta dello Sport