
Un mese fa Nico ha smazzato le partite contro l’Empoli e il Napoli, era il periodo in cui faceva la differenza con i dribbling e i gol, due consecutivi, poi insieme alla Fiorentina si è infilato in un tunnel di prestazioni personali sofferte (Venezia) e poi decisamente modeste (Salernitana, Udinese, Milan). Contro i rossoneri in particolare durissima è stata la vita in copertura su Leao e in spinta contro Theo Hernandez: rimbalzi, più che dribbling. Poi anche un po’ di malinconia: i numeri si fermano a quattro gol e sei assist, poi c’è stato il lavoro per la squadra che in certe partite è stato addirittura vorticoso per impegno e generosità; al conto deve essere poi aggiunto il numero pazzesco di falli subiti, che hanno portato punizioni e cartellini, comunque vantaggi per i viola.
Gonzalez ha offerto il suo contributo incidendo però il giusto, ecco perché la partita di lunedì contro la Roma potrà rilucidare l’immagine di un giocatore comprato per fare la differenza. «Sono qua per portare allegria», promise Nico il giorno della sua presentazione. Dietro a lui il Ponte Vecchio a fare da sfondo per incorniciare la foto dell’acquisto più caro di tutta la storia della Fiorentina. Un po’ di allegria in effetti Nico l’ha aggiunta, anche se in quantità modesta rispetto a quella che avrebbe sperato, perché un campione sa bene che ha un compito preciso: deve fare la differenza. Ma Gonzalez ha le caratteristiche di un giocatore che risolve le partite? L’istinto sottoporta non è esattamente quello del killer, ma nessun dubbio sul fatto che il suo contributo sia stato positivo, nel mucchio delle partite in cui la Fiorentina ha giocato con identità. Lo scrive La Nazione.
Nazione scrive: “Fiorentina provinciale? No, sono oltre 3800 le gare ufficiali, diversi i trofei”