Alla fine, si contano appena tre tiri viola nello specchio, da cui due gol – la terza conclusione è un destro a giro di Gudmundsson sminato da Vasquez in volo-, un solo angolo contro i sei dell’Empoli, la miseria di dieci giocate utili nell’area avversaria. L’assenza di Kean ha un valore – risalire il campo con il lancio lungo, cifra di questa Viola, è più complicato-, come quella di Dodo, visto che a destra Palladino adatta Folorunsho, fin troppo applicato nelle coperture difensive e poco avvezzo, proprio per caratteristiche, alle volate tipiche del terzino brasiliano (e infilzato sul gol empolese). La chiave diventa la mobilità del trio di mediana, alimentato anche dallo svariare di Gudmundsson. Basta il primo movimento fuori linea, Adli che parte centralmente, e una combinazione rapida tra verticalizzazione di Mandragora, sponda di Beltran e imbucata di Gud: la lettura sbagliata di Goglichidze, che si alza per il fuorigioco, apre il campo a Yacine. Lo riporta La Gazzetta dello Sport.