
Rino Gattuso è ancora nella bufera, preso di mira da un gruppo di tifosi del Valencia, la sua nuova squadra con cui ha appena raggiunto un accordo biennale da tre milioni di euro a stagione più bonus. Sul web spopola infatti l’hashtag #noagattuso. Perché? Perché l’ex presidente del club, Miguel Zorio — portavoce della «Marea valencianista» per la difesa del «patrimonio storico, sportivo, economico e sociale del Valencia FC» — ha chiesto ai tifosi di unirsi contro l’ex centrocampista del Milan, per «i suoi commenti contro donne, omosessuali e giocatori di colore».
Una crociata che ha scatenato l’immediata autodifesa di Gattuso, appena tornato da Singapore dove ha incontrato il magnate Peter Lim, proprietario del Valencia: «Mi sono stufato, sono solo leoni da tastiera. Io razzista e omofobo? Ma siamo impazziti? La mia storia parla per me. È ora di darsi una calmata».
Ma che cosa è successo davvero? Nel tritacarne dei social — condizionato evidentemente dalle lotte di potere fra Zorio e Lim — sono finite le dichiarazioni di Gattuso del 2013, quando Barbara Berlusconi entrò nella dirigenza del Milan: «Non riesco proprio a vedere le donne nel calcio. Non mi piace dirlo, ma è così»; quelle del 2008, alla vigilia di una partita tra Italia e Spagna: «Il matrimonio dovrebbe essere tra un uomo e una donna e il matrimonio omosessuale è molto strano per me. Ma ognuno fa quello che vuole»; infine, il commento dopo i fischi a Boateng in una partita a Busto Arsizio contro la Pro Patria, il 3 gennaio 2013, che portarono il giocatore a lasciare il campo: «Quante volte i bianchi sono stati fischiati? A me è successo, ma non gli do molta importanza».
La replica di Gattuso è circostanziata: «La frase su Barbara Berlusconi voleva essere una difesa dell’operato di Galliani, allontanato all’epoca in malo modo. Quanto al presunto razzismo, io al Napoli ho fatto acquistare Bakayoko… E molti miei compagni di squadra di colore sono miei amici…. Che cosa sanno di me questi signori che parlano di razzismo e si nascondono dietro un nickname?».
Curiosamente, tutto è già stato vissuto da Gattuso l’estate scorsa quando era in predicato di firmare con il Tottenham. Allora gli vennero rinfacciate queste frasi più un altro episodio discusso del 15 febbraio 2011 quando, durante un Milan-Tottenham, Gattuso, ancora calciatore, prese per il collo il tecnico avversario Joe Jordan (tra l’altro ex milanista, fu rossonero fra l’81 e l’83), per poi sferrargli una testata. Anche allora gli inglesi parlarono di Gattuso «sessista, omofobo, razzista».
E anche allora Gattuso replicò a muso duro: «Di sicuro io non sono né razzista, né sessista, né omofobo: sono state travisate vecchie dichiarazioni mie. Perché non chiedete ai miei ex compagni e ai giocatori che ho allenato del mio rapporto con loro? Io vengo da un paesino della Calabria, Corigliano Calabro, mi sono preso del terrone in tutti gli stadi: come razzista non sarei molto credibile». Eppure qualcuno pensa il contrario. E il web non aiuta certo a fare chiarezza. Lo riporta il Corriere della Sera