di Paolo Lazzari
Avete presente il film “Limitless”? (poi ci hanno fatto pure una serie, ndr). Narra la storia di uno scrittore newyorchese in crisi – un certo Eddie Morra – frustrato allo sfinimento perché non riesce a mettere giù un nuovo romanzo. E la fidanzata l’ha pure mollato. Poi arriva un tizio che gli offre di provare un farmaco sperimentale, in grado di sbloccare ed amplificare le potenzialità della mente umana, fino a farti fare cose impensabili. Fino a farti superare i tuoi limiti.
Che c’entra? E’ che l’assonanza con la Fiorentina – dalla cinepresa al rettangolo verde con disinvoltura – viene quasi naturale. Voglio dire: il gruppo che Pantaleo Corvino ha dato in dote a Stefano Pioli è composto da ragazzi assolutamente normali, ordinari. Con qualche sparuta eccezione: Chiesa e le sorprese Pezzella e Veretout. E per diverse settimane la viola è assomigliata parecchio ad uno scrittore incartato, avvitato su sé stesso, proprio. Poi si è come sbloccata di colpo.
E’ arrivato Cristiano Ronaldo? Non risulta. Nemmeno Messi o Neymar hanno citofonato in viale Manfredo Fanti. Più semplice di così: Pioli ha fatto più del massimo con quello che aveva. Ha portato i suoi “ragazzi normali” oltre le loro capacità. Limitless, appunto. E, in questo caso, non ci sono farmaci sperimentali (ci mancherebbe altro): il vero farmaco è lui, il mister. La domanda conseguente è: durerà? Chi può dirlo? Nel film, dura fin quando non finiscono le pillole. Nella realtà, abbiamo ancora in fondo agli occhi un primo tempo superbo col Napoli ed un secondo di sofferenza. Sintomo che per andare oltre i limiti servono sforzi fisici e mentali notevoli, che prima o poi ti presentano il conto. In questo senso, servirebbe qualche ricambio più affidabile a gennaio (Corvino, batti un colpo), per consentire al mister di aumentare le rotazioni.
Ma, nel frattempo, va bene così. Una Fiorentina Limitless, almeno finché dura.