Beppe Iachini da Ascoli sarà il nuovo allenatore della Fiorentina. Non c’interessa il contratto, sei mesi, 18 mesi, nemmeno fosse un formaggio stagionato. Tantomeno l’eventuale penale, e che sono soldi nostri? Ci interessa che Iachini sia il traghettatore fino a giugno, e poi (ma poi…) spazio ad un nome di profilo internazionale. E’ la scelta più logica, più razionale: Iachini uomo di carattere, motivatore, profeta di un calcio semplice (diremmo pane e salame), ben voluto dalla piazza (e chi se lo scorda? “Picchia per noi Beppe Iachini”), amico di Antognoni (il capitano era dirigente con Beppe calciatore nella Fiorentina di Cecchi Gori), allenatore pronto subito e di poche pretese. Beppe Iachini è il profilo ideale, in certe occasioni. E allora perchè si è aspettato, e si aspetta ancora a darne l’ufficialità? Semplice, perchè stavolta Commisso vuole dire la sua. Quantomeno vorrebbe… Non è un mistero che Montella gli sia stato praticamente imposto: da Pradè, da Antognoni, dai tempi ristretti, dalle circostanze. E’ altrettanto evidente che Montella non gli sia mai andato a genio, fin da quando il giorno dell’insediazione lo stesso Rocco Commisso ebbe a dire: “Montella? E chi l’ha visto ancora? Mi dicono sia in India…” Vincenzo, Vincenzo, arriva il nuovo proprietario, l’uomo della liberazione, quello che ti pagherà 2 milioni netti a stagione, e tu resti in India? Resti in ferie e non torni? Eddai… A proposito, lo sapete che mezza squadra (la mezza che conta) era contro Montella? Dalla difesa all’attacco, da pezzella, a Chiesa, a Ribery, troppa gente era scontenta dell’impostazione tattica dell’aeroplanino, sopratutto della gestione delle risorse umane. Ma lasciamo perdere, certo sarà un errore da non ripetere in futuro, i calciatori sono dipendenti ma sono anche i protagonisti. Vediamo di trovare una giusta via di mezzo. Il presente, dicevamo, si chiamerà Giuseppe Iachini, a meno che Commisso non voglia imporre un nome altisonante, internazionale, che dia lustro e visibilità al marchio Fiorentina. E di conseguenza al brand Mediacom. Stiamo parlando di Laurent Blanc, libero della nazionale francese campione del mondo nel ’98, già calciatore di Inter e Napoli, profilo vicino a Davide Lippi e di conseguenza a Franck Ribery. Inutile girarci intorno, Franck (nonostante sia infortunato e fuori dai giochi) ha un peso specifico altissimo all’interno della cosa viola, specialmente agli occhi di Rocco Commisso. Il presidente è rimasto molto colpito dall’attaccamento viscerale che il vice-campione del mondo ha mostrato fin da subito per la Fiorentina, la voglia di stare accanto ai giovani, di insegnare loro, la vicinanza fisica in trasferta anche se appiedato da un paio di stampelle. Insomma, Franck Ribery è diventato praticamente un consulente esterno privilegiato per Commisso. Ed anche per Daniele Pradè. Da qui il tentativo per Mario Mandzukic (ex-compagno di Ribery al Bayern Monaco) subito naufragato di fronte all’ingaggio. Da qui il nome di Laurent Blanc (ex allenatore di Ribery con la nazionale francese nel 2012) che rientra in quell’alveo di prestigio ed internazionalità che Rocco vorrebbe dare al prossimo allenatore della Fiorentina. In questo momento, però, rimandato… a giugno. Oggi sono i giorni di Beppe Iachini, prendere un allenatore straniero, inesperto del campionato italiano, sarebbe un rischio oggettivamente eccessivo. Beppe è una persona splendida, concreta, pratica, razionale, con un solo obiettivo: salvare la Fiorentina. Perchè, allo stato attuale, i viola sono probabilmente la peggior squadra della serie A. Con, allo stesso tempo, la miglior rosa tra quelle che si devono salvare. Serve crederci, serve convinzione, serve mettere i calciatori nei loro ruoli, serve fare un centrocampo solido che protegga la difesa, serve recuperare Federico Chiesa, serve far capire che non basta chiamarsi Fiorentina per fare 40 punti. Bisogna farli, e basta. Al resto penseremo dopo.
ALLA FIERA DI… GENNAIO. Per due, per tre, per dieci, magari per cento soldi alla fiera (al mercato) di gennaio la Fiorentina deve comprare. Deve investire. Sennò non c’è Iachini (o Blanc) che tenga. Ed a questo punto scatta il dilemma: con Vlahovic in rampa di lancio (è innegabile che il giovane serbo stia dando delle risposte, oltre a qualche gol) c’è bisogno di andare a prendere un Kalinic qualsiasi? Da parte nostra diciamo… no! Se viene Ibrahimovic o (appunto) Mandzukic, il discorso cambia. Radicalmente. Ma per un centravanti qualsiasi, magari anche buono, ma che non ti svolta… meglio proseguire con Vlahiovic e Pedro. Che con un po’ più di fiducia (ci riferiamo al brasiliano) hai visto mai? Fondamentale invece prendere due centrocampisti. Forti, pronti subito. Iachini pratica un 3-5-2 tradizionale, e se hai due esterni (Dalbert e Lirola) così offensivi, e due punte come Chiesa e Vlahovic, servono tre centrocampisti di lotta e di governo. Di gamba e di sostanza. Quindi, fermo restando Castrovilli (che coniuga bene le due fasi) serve un vertice basso alla Pogba, ed una mezzala alla Tardelli. Questo per prendere due top, per farsi capire bene. Poi, se al loro posto vengono (ad esempio) Nandez in rottura col Cagliari e Florenzi deluso dalla Roma, va bene uguale. Però il centrocampo va cambiato, va rinforzato, va razionalizzato. Basta con i doppioni come Badelj e Pulgar. Vedrete che se a centrocampo si fa filtro e ripartono, se arrivano primi sulle seconde palle e si inseriscono negli spazi, ne beneficiano sia la difesa che l’attacco. Ne beneficia la Fiorentina, senza se e senza ma. Quindi gennaio banco di prova decisivo per Pradè, che merita una prova d’appello. E banco di prova per Commisso. Che non deve lesinare gli investimenti, anzi (se necessario) li deve anticipare. Per non rischiare di trasformare un anno di transizione in un anno di… retrocessione. Fa rima, ma non fa bene a nessuno.