L’ex centrocampista brasiliano della Fiorentina Carlos Dunga ha parlato al Corriere dello Sport, questa la sua intervista:
Dalbert, brasiliano oggi alla Fiorentina che nei giorni scorsi ha terminato l’auto-isolamento, ha fatto un appello ai suoi connazionali, raccontando il dramma visto in Italia, con medici contagiati e strutture sanitarie quasi al collasso.
«Il messaggio non è arrivato nella sua drammaticità, ma cercate di capire. Qui ci sono le favelas. In case, fatiscenti, di cinque metri per cinque ci vivono anche 12 persone: come fai a parlare di distanziamento sociale? Paradossalmente, forse, in certi casi, stare all’aria aperta può diventare quasi meglio. Quello che posso garantire è che il SUS, il Sistema Unico per la Salute, sta lavorando al massimo per curare questo virus. E’ evidente che se qui dovessero scoppiare focolai violenti come accaduto in Italia il rischio collasso potrebbe palesarsi, come del resto in Uruguay o in Paraguay per fare un esempio».
Il calcio si è fermato in tutto il mondo, ma prima dello stop, Pedro, che era stato acquistato dalla Fiorentina e poi ceduto in prestito al Flamengo, dove si è dimostrato più cinico in zona gol. Poca pazienza da parte dei viola?
«Più che poca pazienza, direi che ogni nuovo giocatore deve sempre essere posizionato in quella che è la sua zona di campo di pertinenza. Io sono convinto che ogni calciatore, quando cambia club, debba studiare a menadito la realtà in cui andrà a calarsi. Per esempio, in Italia, le marcature sono diverse, serve maggiore concentrazione rispetto al Brasile. Pedro è un attaccante fortissimo nel gioco aereo, ha fiuto per il gol, spesso se lo inventa quando meno te lo aspetti, ma non puoi metterlo dove vuoi te, perché poi non incide. E se non incide non va bene».
Condivide, dunque, il fatto che i viola abbiano mantenuto la titolarità del cartellino?
«Pedro diventerà un grande attaccante. Non dimentichiamoci che è reduce da un grave infortunio al ginocchio. E’ passato un anno e mezzo dal suo lungo stop, ma non si tratta di un’eternità. Verrà fuori, hanno fatto bene».
Allora anche con Gabi-gol e Coutinho l’Inter ha avuto troppa fretta?
«Vale per loro quanto detto per Pedro. I calciatori vanno messi lì dove sono sempre stati, lì dove sono stati visti, notati e, di conseguenza, presi. E coi giovani serve pazienza».
Igor, arrivato nel mercato di gennaio, può diventare il presente e il futuro della difesa viola?
«E’ un giocatore molto giovane. In quella posizione i brasiliani come lui sanno sfruttare molto bene la loro tecnica, ma per emergere in Italia e per provare a sognare una chiamata in Seleçao non basta, devi saper fare la differenza. Se, nel momento di maggiore diffi coltà, quando sentirà piovere addosso critiche di ogni tipo, riuscirà a tirare su la testa non lasciandosi schiacciare da niente, potrà ambire ai traguardi più importanti. Esattamente come Dalbert».
Sulla panchina viola, intanto, è arrivato un suo ex compagno ai tempi della Fiorentina, Iachini.
«Sono molto contento per Beppe. Non l’ho sentito recentemente, ma ricordo la grinta che metteva in campo da giocatore e quella stessa determinazione l’ho vista sempre nelle sue squadre».
Che ricordo si porta dietro di quegli anni?
«Uno su tutti. Le diffi coltà che avevamo in campionato, parlo della stagione ’89-’90, e il percorso fino alla fi nale in Coppa Uefa, capace di trascinare la gente sulle ali dell’entusiasmo. Mi ricordo le trasferte estere fatte in quella edizione. Ecco: la simbiosi di Firenze con la sua squadra può essere ancora una volta il valore aggiunto anche per un allenatore come Iachini, che cura tutti i dettagli».
In cabina di regia, adesso, c’è il cileno Pulgar. Ha le caratteristiche giuste?
«Sì. Ma in quella posizione, le tue qualità contano relativamente. Serve piuttosto che chi sta lì studi alla perfezione le caratteristiche dei compagni, in modo da sfruttarle al momento giusto. Se c’è chi scatta in profondità, devi essere capace di mettergli la palla sul piede e ricordarti sempre che non sarai mai stato bravo te, ma lui a farsi trovare esattamente in quel punto».
Iachini, secondo lei, può essere l’uomo giusto per riportare un trofeo a Firenze?
«Glielo auguro, a lui e alla Fiorentina. Perché Beppe può diventare il detonatore dell’entusiasmo della gente che quanto a calore non ha rivali»
Un giudizio suol nuovo presidente Commisso?
«Non ho ancora avuto modo di conoscerlo, ma il suo entusiasmo ben si sposa con quello di Firenze».