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Tra dubbi, prodezze e rimpianti: Rossi era davvero così inutile?
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Tra dubbi, prodezze e rimpianti: Rossi era davvero così inutile?

Gianmarco Biagioni

26 Settembre · 22:54

Aggiornamento: 26 Settembre 2016 · 22:54

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Il quarto uomo mostra il tabellone con i minuti di recupero quando dalle retrovie parte un lancio in profondità, scatto sul filo del fuorigioco, tocco morbido con il contagocce a scavalcare il portiere e palla che rotola in fondo al sacco per il gol partita. L’autore di questa prodezza è un ragazzo con la maglia numero 25, girovago del calcio, talento cristallino come il suo fisico. Indovinate un po’ di chi stiamo parlando… Fin troppo facile, ma riavvolgiamo il nastro.

È il mese di agosto ed il talento in questione indossa la maglia numero 10, corre, dribbla e segna in quel di Moena, illudendo tutti coloro che, speranzosi, si aspettavano l’ennesima rinascita di questo giocatore dalla classe pura e cristallina. Cristallina, appunto, come il suo fisico.

Quello che doveva essere il preludio ad una rinascita tanto attesa quanto insperata dalle ceneri dell’ennesimo infortunio si trasforma ben presto in una nebulosa fatta di dubbi, indiscrezioni ed incertezze. Rossi va. Rossi resta. Rossi e Kalinic. Alla fine Rossi va, non rientra più nel progetto tecnico di Paulo Sousa. Torna in Spagna, dove ha lasciato ottimi ricordi, come del resto in ogni squadra in cui ha militato nel corso della sua carriera falcidiata da innumerevoli infortuni, e dove forse ha vissuto i suoi anni migliori con la maglia del “sottomarino giallo”.

A questo punto il dubbio sorge spontaneo, quasi ovvio, in una Fiorentina intermittente che subisce poco e non crea molto di più, Giuseppe Rossi sarebbe stato davvero così inutile?
Fra i dubbi che attanagliano Sousa, fra la convivenza tra le due punte che ancora va affinata, fra un Ilicic che si specchia nel suo talento senza mai essere concretamente nel vivo del gioco, fra Zarate assente giustificato e gli esterni che non incidono quanto dovrebbero nella manovra, siamo così sicuri che i colpi di Pepito non sarebbero tornati utili…

Sembra quasi una domanda retorica e, tuttavia, non fa i conti con la condizione che il ragazzo si sarebbe trovato a vivere a Firenze, ossia quella del comprimario, della riserva di lusso chiamata a risollevare le sorti della squadra quando le cose non si mettono bene. Ruolo questo che, si sa, nessun giocatore, soprattutto se dotato di un talento straordinario, accetta di buon grado, come ci insegna un signore che, alla soglia dei quarant’anni, ancora non dimostra di accettare di buon grado le esclusioni.

Agosto però è ormai alle spalle, settembre sta volgendo al termine, la Fiorentina naviga a metà classifica, Rossi non c’è più e siamo arrivati alla fine della nostra storia. Ma quella nostalgia e quel dubbio, che si addensano nella testa, negli occhi e nel cuore, restano e non sembrano destinati a dissolversi in tempi brevi.

Gianmarco Biagioni

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