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Di Livio: “Soldatino? Battezzato per sempre da Baggio. Firenze città speciale, è nato un legame fortissimo”

Rassegna Stampa

Di Livio: “Soldatino? Battezzato per sempre da Baggio. Firenze città speciale, è nato un legame fortissimo”

Redazione

25 Marzo · 09:37

Aggiornamento: 25 Marzo 2025 · 09:37

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"Sarei rimasto in società ma non me l'hanno permesso"

L’ex calciatore della Fiorentina Angelo Di Livio ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport: “Soldatino? Ai tempi della Juve. Durante l’allenamento Baggio mi fa: corri come un soldatino. Battezzato per sempre. Mi piace, ci sono affezionato, rispecchia bene la mia idea di calcio. Byron Moreno? Sono passati più di vent’anni, ora posso anche confessarlo (ride). Lo insultai di brutto. Figlio di putt***, cogli***, mer**. Tanto sapevo che non poteva cacciarmi, aveva appena espulso Totti. Vennero a darmi una mano anche Gattuso, Vieri, Maldini. Doveva andare avanti la Corea del Sud, era tutto programmato: vinsero 2-1 ai supplementari, poi, con gli stessi favori arbitrali, eliminarono anche la Spagna e approdarono in semifinale.

Baggio è stato il maestro di Del Piero, ho grande rispetto per Baggio, è stato unico nella storia del calcio italiano. Zizou era un giocoliere, ci diceva: quando ho due avversari addosso datemi il pallone che mi esalto. La verità è che nella mia carriera ho giocato con numeri 10 eccezionali. Rui Costa alla Fiorentina, un fuoriclasse assoluto. In Nazionale ho avuto 10 come Totti, Zola, Doni, Di Natale, campioni veri. Il più sottovalutato? Stefano Fiore, all’Europeo del 2000 fece un torneo pazzesco.

Firenze è una città speciale, focosa, come è nella mia natura. Quando sono arrivato qualche insulto me lo sono beccato. Gobbo di qua, gobbo di là. Poi è nato un legame fortissimo. E ho conosciuto l’allenatore che ricordo con più affetto: Fatih Terim, un gentiluomo, ci sentiamo ancora oggi. Alla Fiorentina sono rimasto da capitano anche dopo il fallimento. Siamo ripartiti dalla C2, ho contribuito alla rinascita, è stata una bellissima favola. A 38 anni mi sono ritirato. Sarei rimasto volentieri a lavorare in società, ma ahimè non me l’hanno permesso”.

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