
Dopo l’andata finita 2-0 per chi non voleva la demolizione e la ricostruzione del Franchi, grazie alla doppietta del ministero dei Beni culturali che non concede neanche di abbattere le curve, Palazzo Vecchio pensa a un ritorno da «costruttore» e da solista. Potrebbe infatti essere il Comune a farsi carico del restyling del Franchi, cercare i fondi, con l’accesso al Credito sportivo, sfruttando l’Art bonus (visto che ora l’opera di Pier Luigi Nervi è un monumento, a tutti gli effetti, si possono utilizzare i vantaggi per i donatori) e cercando un privato o utilizzando le previsioni di spazi commerciali, dell’albergo e delle altre attività «profit» pensate per la Cittadella Viola che voleva Commisso per finanziare i mutui. E magari, rivedendo anche l’«affitto», la concessione, con la Fiorentina: quello che versa la società viola ora non copre neanche le spese ordinarie.
Hanno parlato anche di questo, ieri, il sindaco Dario Nardella e il presidente toscano Eugenio Giani. Il tema centrale erano le vere emergenze: vaccini, pandemia, scuola. E stanno per lanciare un progetto congiunto verso il governo per l’accesso al Recovery fund. Ma non potevano non toccare anche lo stadio. E il restyling, a partire dalla copertura, è un’operazione che spazia tra i 40 ed i 60 milioni di euro (a seconda delle scelte) e che potrebbe essere gestita direttamente dal Comune. Lo conferma lo stesso Giani, che ribadisce che «faremo di tutto per mantenere la Fiorentina al Franchi», ma «senza fare le barricate» se Rocco Commisso volesse fare altre scelte (per intenderci, l’opzione Campi).

«Il parere del ministero — spiega Giani — non preclude la possibilità di fare un restyling. Il bene è di proprietà del Comune: se entra in campo direttamente Palazzo Vecchio, accedendo ai mutui a tasso zero del Credito sportivo, se si realizzano le attività commerciali e si alza l’affitto per pagare i mutui, Commisso potrà investire sempre di più nella squadra». E lo stadio potrebbe evitare di incorrere in problemi già evidenziati dai tecnici: i problemi di sicurezza sismica potrebbero tagliare la capienza. Nardella ha già convocato un «comitato di crisi» con diversi assessori e tecnici. Vuole parlare solo dopo aver incontrato Commisso. Certo che anche Palazzo Vecchio è rimasto deluso dalla risposta del ministero, che non ha aperto neanche sull’abbattimento delle curve. Ma una spiegazione tecnica sulla scarsa apertura da Roma c’è. La contestata norma «salva stadi» poneva come condizione, per superare i vincoli, la necessità di risolvere problemi di sicurezza e adeguarsi agli «standard internazionali» e tenendo conto «della sostenibilità economico-finanziaria dell’impianto». Solo che mentre il Comune ha esposti i suoi problemi per la manutenzione ordinaria e straordinaria, la società viola (e il ministero nella lettera lo sottolinea) non ha presentato nulla per spiegare le sue necessità. Neanche lo studio commissionato a Deloitte sulle ricadute economiche di un nuovo stadio. Insomma, non avendo elementi, il ministero non poteva valutare questa «necessità» prevista dalla legge. Lo riporta il Corriere Fiorentino.