Se avesse potuto, avrebbe scelto questa partita e questo avversario per segnare il primo gol in campionato (in Conference League ha già rotto il ghiaccio realizzando una delle tre reti nel 3-0 all’andata con il Polissya): contro il Milan, a San Siro, lui ex Inter. Lui, Robin Gosens, ovviamente, anche se nessuno di questi pensieri gli sarà passato per la testa nel momento in cui ieri sera ha spinto facile facile il pallone in fondo alla porta rossonera dopo la carambola tra Maignan e Gabbia.
Una decina di minuti dall’inizio della ripresa e il significato di quel gol era rappresentato benissimo dal monte di compagni che l’hanno atterrato per festeggiarlo: troppo importante per la Fiorentina più che per Gosens, che ne aveva (e ha) un bisogno fortissimo nel percorso di risalita psicologica, tecnica, di risultati e di classifica imposta dai tre punti conquistati in sei giornate. E l’esterno tedesco si è fatto trovare pronto all’appuntamento: il gol aveva un valore enorme il pallone lì appoggiato alla rete della porta di Maignan e per nulla come ci fosse arrivato. Ce l’aveva comunque spinto Gosens, Robin non per caso, che sa essere dove bisogna essere, pure in questa stagione in cui qualche ombra si è allungata sul suo rendimento e la sorpresa che sia potuto accadere anche all’ex Atalanta e Inter la dice lunga sulla credibilità che si è portato dietro e a Firenze ha rafforzato.
Punto di riferimento in campo, punto di riferimento fuori dal campo. Per l’esperienza, per le tante partite disputate in Italia, in Europa, per lo spessore che non è uguale ad altri. E difatti, interpretando il momento con una sensibilità rara e con il tempismo necessario, Gosens avvicinandosi il Milan aveva affidato ai social (anno 2025, ormai funziona così) una riflessione particolare. Un invito a sé e agli altri calciatori che frequentano il Viola Park quotidianamente alla ricerca – con Pioli – della soluzione per rilanciare la Fiorentina. Meglio: ha indicato la strada da seguire, il percorso da fare tutti insieme. «Non basta dire che le cose andranno bene se poi non ci mettiamo anima e corpo per cambiarle. Adesso servono meno parole e più fatti. Dobbiamo restare insieme, con la testa alta e fiducia nel gruppo e nel mister. Questo è il nostro obiettivo». Leader si definirebbe uno che parla così e Robin Gosens leader lo è: queste parole, queste cose, le aveva già dette negli spogliatoi e nemmeno una volta, perché è uno che si spende spesso e volentieri con i più giovani e con i meno giovani in una condivisione che gli viene naturale. Poi, ha trasferito tutto sul terreno di gioco del Meazza firmando il vantaggio della Fiorentina. Illudendo la Fiorentina. E comunque lui non ha perso: quando è uscito il risultato era 1-1, ma non lo conforterà di sicuro. Anzi. Ha rimediato anche una botta prima di uscire: si è subito accomodato in panchina con il ghiaccio applicato sulla zona dolorante. Lo scrive il Corriere dello Sport.
