Di soprannomi, in questi mesi, gliene hanno dati tanti: «soldato», «mister tosto», in alcuni casi perfino «mastino». Tutti attributi che in ogni caso tradiscono un’unica grande virtù che Pietro Comuzzo è riuscito a mettere in pratica, ovvero quella della dedizione al lavoro. Ed è stato grazie a questo valore che il difensore della Fiorentina è riuscito a fari spenti ad emergere e a ritagliarsi il suo spazio coi più grandi. Laddove, in tante realtà italiane, molti dei suoi coetanei galleggiano ancora in Primavera o sono alle prese con le prime esperienze tra i professionisti in B e C, il pel di carota di San Daniele del Friuli ha già messo insieme 500’ in Serie A (in casa Fiorentina è il settimo giocatore più utilizzato da Palladino): solo l’astro nascente della Juventus Yildiz – nato nello stesso anno del centrale – è riuscito fin qui ad accumulare più minuti nel massimo campionato tra i calciatori che hanno avuto i natali nel 2005. I paragoni per Comuzzo – di recente promosso nell’Italia Under-21 – si sprecano già: qualcuno, addirittura, lo ha avvicinato per la sua precocissima indole di leadership a Vierchowood (in particolare il suo scopritore, Vittorio Fioretti) eppure il giovane Pietro fino a questo momento non sembra avere troppi grilli per la testa. Certo, gli idoli di infanzia che hanno segnato il suo cammino restano ancora presenti – in particolare Van Dijk e Chiellini – eppure il motto del centrale, oggi come quando era bambino, resta sempre lo stesso: testa bassa e tanto sudore. Anche quando alla sua porta quest’estate sono venute a bussare molte società: Monza ed Empoli in Serie A, ma anche Samp, Reggiana, Sassuolo e Juve Stabia in B. E non forse un caso che la Fiorentina lo abbia di recente premiato con un rinnovo fino al 2028, a conferma di quanto Comuzzo – oltre che una certezza in campo – sia diventato anche un simbolo. Da tenersi ben stretto. Lo scrive La Nazione.
1 commento su “Comuzzo, che scalata! Dal duro lavoro al paragone con Vierchowood per la sua precocità”