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Che ne sarà del Franchi? Lo “sblocca stadi” è in vigore ma non se ne fa nulla. La colpa di chi è? 

Rassegna Stampa

Che ne sarà del Franchi? Lo “sblocca stadi” è in vigore ma non se ne fa nulla. La colpa di chi è? 

Redazione

17 Maggio · 09:03

Aggiornamento: 17 Maggio 2023 · 09:03

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Ne ha parlato anche all’incontro organizzato a Economia, all’Università di Firenze, di quanto non avere uno stadio che faccia crescere i ricavi del club possa rappresentare un problema. Ha parlato di questo e di molto altro, sempre in relazione al pantano del Franchi, all’incontro su modalità e strategie della leadership. Al patron della Fiorentina Rocco Commisso sono andate di traverso pure le parole del vicepremier Salvini e del senatore Renzi, anche se dice di avere ormai imparato a calmarsi. A contenersi. Il ministro e il leader di Italia viva, ormai da settimane, battono sul tasto dell’inammissibilità di ristrutturare o realizzare stadi con finanziamenti pubblici, chiamando in causa i privati. «In America i soldi pubblici si usano spesso per gli stadi – incalza il proprietario della Fiorentina – Abbiamo, in Italia, gli stadi più vecchi d’Europa. Abbiamo visto stadi bellissimi fuori dall’Italia. Lo stadio per me, non è un monumento».

Eppure insieme, la Fiorentina e il Comune, ci avevano provato nel novembre del 2020, ad aggrapparsi all’emendamento appena approvato nel decreto Semplificazioni, proposto giustappunto dai senatori Matteo Renzi e Caterina Biti e ribattezzato ’sblocca stadi’. Avevano scritto, contemporamente ma ognuno per proprio conto, al ministero per i Beni e le attività culturali. Nello specifico all’architetta Federica Galloni alla guida della direzione generale Acheologia e belle arti. A quel punto era già arrivato il vincolo per lo stadio Franchi. Ma il sindaco Nardella e il direttore generale del club viola, Barone, ci riprovavano in virtù dell’emendamento poi divenuto legge, che consentirebbe di intervenire per rigenerare gli stadi divenuti ormai strutture datate e obsolete, bypassando i vincoli imposti dalle soprintendenze, per evitare il consumo di nuovo suolo. La società sportiva aveva chiesto di poter ristrutturare il Franchi, salvaguardando «i soli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione», si legge nella lettera in cui la Fiorentina, in ogni caso, si riservava la possibilità di presentare un progetto che avesse la sostenibilità economica. Il sindaco Nardella faceva seguito con un’altra lettera dicendo di appoggiare l’iniziativa e anzi, «dando disponibilità a supportare le proposte progettuali».

E allegando la relazione sullo stato di consuzione del cemento del Franchi, ormai inadeguato e bisognosi di interventi urgenti per evitare rischi. Alla fine è andata come sappiamo. Non se n’è fatto niente. Ma quella legge, come ha ricordato recentemente Renzi, esiste ancora. E ieri Commisso, invece, ha sottolineato di non aver mai incontrato un sindaco in America «qui senza di loro non si fa niente». «Volevo fare lo stadio, quattro anni fa con Casamonti. Se lo lasciavano fare a me, adesso Firenze avrebbe avuto quasi un nuovo stadio». Ma sdi chi è la responsabilità? Nessuno la vuole. Ora a Commisso servono maggiori ricavi. E per fare più ricavi serve un nuovo stadio. Nardella nei prossimi giorni incontrerà il ministro Fitto. La gara per i lavori è in corso. Il finanziamento Pnrr definanziato. Che sarà del Franchi? Che sarà? Lo scrive La Nazione. 

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