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Cesare il ritorno. L’arrivo di Prandelli porterebbe a nuove soluzioni tattiche, la prima é il ritorno della difesa a 4

Prandelli, Fiorentina

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Cesare il ritorno. L’arrivo di Prandelli porterebbe a nuove soluzioni tattiche, la prima é il ritorno della difesa a 4

Redazione

6 Novembre · 12:37

Aggiornamento: 6 Novembre 2020 · 12:37

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FLORENCE, ITALY – AUGUST 26: Head coach Cesare Prandelli of Fiorentina looks on before the Champions League match between Fiorentina and Sporting Lisbon at Artemio Franchi stadium on August 26, 2009 in Florence, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images

 

Il possibile ritorno di Cesare Prandelli a Firenze porta con sé tanto entusiasmo, tanto consenso ma anche qualche perplessità. Il timore ricorrente tra molti tifosi é il fatto che un eventuale fallimento potrebbe contaminare il ricordo bellissimo della sua prima esperienza in viola. Questo da comunque il senso perfetto dell’affetto che i tifosi viola provano per il tecnico di Orzinuovi.

Ovviamente in questa precisa fase storica, chiunque arrivasse alla guida della Fiorentina, seppur come traghettatore, riscuoterebbe il consenso del tifo gigliato.
Questo perché oggi il tifoso della Fiorentina accetteebbe chiunque purché non sia Beppe Iachini. L’arrivo però di Cesare rappresenterebbe molto altro. Sia da un punto di vista romantico, così comebda non un punto di tecnico tattico.
Quello che serve in questo momento alla Fiorentina é semplicemente fare scelte razionali ed utilizzare i calciatori a disposizione nei propri ruoli sfruttando caratteristiche di ognuno.

I PIÙ
aspetti ambientali:
La situazione venutasi a creare sotto la gestione tecnica di mister Iachini é oramai insostenibile, questo sia da in punto di vista di spogliatoio che da un punto di vista relazionale con l’ambiente. L’arrivo del tecnico più amato dalla tifoseria degli ultimi 30 anni, non può che da questo punto di vista rappresentare un plus.
Serve una persona di buon senso, che conosca il calcio e la piazza fiorentina, un uomo che abbia la funzione del “normalizzatore”. Serve una figura per intendersi che svolga la stessa funzione che ha svolto Stefano Pioli al Milan.

La gestione degli ultimi mesi di Iachini é sembrata molto spesso illogica, quasi irrazionale e dettata forse se non dalla mancanza di idee, quanto meno da una mancanza di lucidità. Prandelli potrà certamente tappare queste falle, sia da un punto di vista tecnico /tattico, portando equilibrio, giuste distanze e finalmente una manovra di squadra, sia da un punto di vista ambientale, riportando quella serenità che da troppo tempo oramai è venuta meno. Serve una guida chiara di cui tutti si fidano, serve inoltre in insegnante di calcio che sappia fare crescere i giovani in rosa, serve una persona dal grande carisma ed umanità. Insomma serve Cesare.

aspetti tecnico tattici
Senza fare tanti giri di parole, possiamo affermare che Cesare Prandelli è un trasformista. Lui infatti non è un allenatore orientato su uno solo o pochi schemi di gioco fissi, ma adatta invece il proprio gioco in base ai giocatori che ha a disposizione. Anzi lui ama cambiare spesso sistema di gioco, anche durante la partita stessa.

In particolare Prandelli decide come organizzare il gioco della sua squadra partendo spesso dal centrocampo. Per lui infatti, il centrocampista è un ruolo cardine del suo gioco, ed in base alle caratteristiche dei suoi centrocampisti costruisce lo schema di gioco della sua squadra.

Tutto questo si è potuto notare ampiamente durante il suo quinquennio da allenatore della Fiorentina, dal 2005 al 2010, in cui ha alternato durante le stagioni centrocampisti di contenimento (come Donadel, Brocchi e Felipe Melo), giocatori più tecnici (come Montolivo, Zanetti e Liverani) e centrocampisti di spinta, molto offensivi (come Vargas, Semioli e Santana).

Ma da CT della Nazionale Italiana, Prandelli ha avuto la possibilità di scegliere quale tipo di giocatori convocare, e quindi di scegliere in piena libertà anche l’impianto di gioco che avrebbe dato alla sua squadra, senza doversi adattare come in passato.

Prandelli allora sceglie di chiamare solo centrocampisti di qualità, con ottime capacità tecniche e di palleggio, oltre che di inserimento, rinunciando quasi del tutto a mediani di rottura e contenimento. L’unica eccezione può essere considerata la convocazione di De Rossi, ottimo in fase difensiva, ma pur sempre un giocatore di grande tecnica e abilità nel possesso palla.

In particolare i 4 centrocampisti titolari erano Pirlo, Marchisio, De Rossi e Montolivo, schierati a rombo. Un centrocampo senza dubbio tra i più forti del torneo, con Marchisio che allora aveva appena raggiunto la maturazione tecnico-tattica, Montolivo e De Rossi erano nel periodo di maggiore forma fisica e tecnica della loro carriera, e Pirlo era già diventato una leggenda a livello mondiale.

Loro 4 insieme hanno dato vita a quello che fu chiamato “centrocampo rotante“, per l’abilità dei suoi interpreti di intercambiarsi di posizione più, e più volte, all’interno della stessa partita.

Il centrocampo rotante come già accennato in precedenza, si forma con 4 giocatori che inizialmente si schierano come un classico rombo di centrocampo, con Pirlo vertice basso, Montolivo schierato come rifinitore da vertice alto del rombo, con Marchisio e De Rossi ai lati, rispettivamente a destra e sinistra. Ma posso assicurarvi che il centrocampo ideato da Prandelli non aveva davvero niente di “classico“.
Nonostante siano tutti e 4 giocatori dall’alto tasso tecnico, e molto capaci in fase di palleggio, ognuno dei 4 centrocampisti aveva un compito specifico: Pirlo aveva il classico ruolo di regista ed il compito di far iniziare l’azione, De Rossi invece aveva il compito di proteggere la difesa rimanendo in un ruolo di maggiore interdizione, mentre Montolivo aveva il compito di sostenere i due attaccanti e di fungere da rifinitore, ed infine Marchisio doveva inserirsi costantemente senza palla per fornire nuove soluzioni offensive.

Ma nonostante l’esistenza di questi compiti del singolo giocatore, il centrocampo di Prandelli, si muove e gioca come un reparto molto compatto, come un’entità unica, e proprio per questo poco importa se in alcuni momenti della partita i 4 giocatori si trovano a posizioni invertite.
In fase di possesso palla si creano durante lo sviluppo della partita 2 differenti schieramenti.

Nel primo caso Pirlo rimane isolato in posizione centrale davanti alla difesa, ad impostare il gioco, con i due interni De Rossi e Marchisio che si alzano sulla trequarti affiancando Montolivo, fungendo quasi da ali esterne.

Quando però succede questo, è possibile notare una sottile differenza nel posizionamento di Marchisio e De Rossi. Marchisio infatti, nonostante le ottime capacità di corsa ed inserimento, e quindi adatto per giocare in fascia, gioca leggermente più accentrato rispetto a quanto invece fa De Rossi, che si allarga notevolmente sulla destra. Questo perché il terzino di destra, che poteva essere Maggio, Abate o Balzaretti, ha maggiore licenza di spingere in avanti rispetto al terzino di sinistra, che spesso era Chiellini.

Nel secondo caso invece, come succedeva il più delle volte, quando erano i difensori italiani ad essere in possesso della palla, sia Pirlo che De Rossi si abbassano centralmente per ricevere palla ed impostare, ed anche per rimanere in copertura in caso di transizione negativa, con Marchisio che si alza insieme a Montolivo, sempre centralmente, componendo così uno schieramento composto da due livelli simmetrici.

i meno:
Inutile nascondersi dietro un dito, il dubbio più grande sul ritorno a Firenze di Cesare Prandelli é senza dubbio rappresentato dalla tenuta mentale.
Le sue ultime esperienze dopo la nazionale sono state tutto fuorché positive, e come aggravante vi é il fatto che negli ultimi 10 anni non abbia praticamente quasi mai allenato.

Quando si parla di tenuta psicologica, ovviamente si intende la capacità di sopportare le pressioni che, un ruolo come quello dell’allenatore per vari motivi ti impone di dover sopportare. Si intende inoltre la capacità di tenere sulla corda i giocatori e metterli nella situazione di non mollare mai un centimetro. La speranza ovvia é quello di ritrovare il Cesare di 10 anni fa, ma il dubbio che questo non sia la realtà dei fatti é oggettivamente legittimo.

E se fosse Firenze stessa a far riaccendere la scintilla spenta oramai da 10 anni dentro questo grande allenatore?

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