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“CARO DIARIO, SE IO FOSSI LA FIORENTINA”…

Firenze, stadio Artemio Franchi, 22.12.2016, Fiorentina-Napoli, Foto Fiorenzo Sernacchioli. Copyright Labaroviola.com

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“CARO DIARIO, SE IO FOSSI LA FIORENTINA”…

Tommaso Fragassi

12 Gennaio · 21:01

Aggiornamento: 12 Gennaio 2017 · 21:03

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“Caro diario, se io fossi la Fiorentina” potrebbe essere l’esordio di una pagina di diario scritta da un qualsiasi bambino tifoso viola dopo la partita di ieri. A dire il vero, probabilmente il diario negli ultimi anni è diventato un qualcosa di quasi obsoleto, come le Pagine Gialle e Tuttocittà, compito per le vacanze imposto da qualche maestro o professore che non si vuole arrendere ai tempi che corrono.

Eppure, il diario era un ottimo strumento per allenare le proprie abilità di scrittura, ma anche un buon modo per mettere su carta i propri pensieri e, soprattutto, i propri sogni. Noi che, pur essendo nati nel 1995, abbiamo vissuto sia l’epoca degli smartphone, sia quella della carta e penna, ci ricordiamo invece di quando, a volte, affidavamo ai fogli stropicciati parole, progetti e amori.

Ieri sera, subito dopo il triplice fischio, ammettiamo di aver avuto più voglia di scrivere che di commentare. Perché, in effetti, da commentare c’era ben poco, una partita vinta a fatica nei minuti di recupero contro un avversario stanco, disorganizzato e in inferiorità numerica per mezz’ora.

Bernardeschi, una luce in mezzo a troppo buio di un tardo pomeriggio freddo e umido. E’ lui che ci ha ispirati a scrivere questa pagina. “Caro diario, se io fossi la Fiorentina”, dunque, “Farei il possibile per creare le condizioni affinché questo ragazzo possa presto sollevare un trofeo da capitano. Ripartire da Bernardeschi, ma anche Chiesa, e costruire intorno a loro una nuova squadra, come già successo nell’estate del 2012”.

Attingendo anche dalla Primavera, la Fiorentina ha bisogno di ritrovare giocatori che dimostrino lo stesso attaccamento di Bernardeschi e Chiesa ogni settimana, non solo ogni tanto. Firenze merita l’approccio alle partite dei due giovani prodotti del vivaio, la loro fame, il loro spirito di sacrificio. Al di là dei risultati, ciò che più ci rattrista infatti è vedere una squadra senza mordente, senza grinta, che si limita a far girare il pallone, nella speranza che gli avversari non trovino la forza di organizzare anche solo un paio di contropiedi, tanto basta, a volte, ad infilare la retroguardia gigliata.

E’ forse chiedere troppo? Possibile, ma noi che siamo comunque sognatori, questa sera abbiamo fatto un salto indietro nel tempo, scrivendo una nuova pagina di sogni e speranze di tifosi.

Tommaso Fragassi

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