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Caressa tuona: “Nessuno si vendeva le partite, questi ragazzi hanno sbagliato ma hanno già pagato”

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Caressa tuona: “Nessuno si vendeva le partite, questi ragazzi hanno sbagliato ma hanno già pagato”

Redazione

14 Aprile · 11:33

Aggiornamento: 14 Aprile 2025 · 11:33

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“Ho letto tante cretinate in questi ultimi giorni sulla vicenda scommesse”. Il caso che ha scosso questa settimana e parte della Serie A italiana continua a far discutere. Le chat di Fagioli con gli altri calciatori coinvolti nella vicenda, nonché coloro i quali gestivano i siti illegali sui quali venivano piazzate le giocate, sono state oggetto di discussioni anche nell’ultimo weekend di campionato. Fabio Caressa, giornalista e telecronista di Sky Sport, ne aveva già parlato nella puntata di Deejay Football Club, trasmissione in onda su Radio Deejay con Ivan Zazzaroni.

“Le cretinate” di cui parla Caressa sono relative alle terminologie usate per definire e informare i dettagli di questa vicenda. “Hanno usato la parola scommesse, ma se leggi non è una scommessa”. Un ragionamento proseguito poi nella serata di ieri su Sky Sport al ‘Club’: “Da quello emerge, non c’entra niente col calcioscommesse – dice -. Sicuramente questi giocatori non avranno dato una bella immagine ma piano ad utilizzare termini che non c’entrano niente”.
Caressa si spiega: “Giocare a poker non vuol dire scommettere, vuol dire entrare in un tavolo e giocare contro gli altri”. Il giornalista spiega infatti come sia sbagliato considerare il poker online come una scommessa, sottolineando comunque l’errore di averlo fatto su siti illegali. E poi aggiunge: “Stiamo attenti alle parole: questi ragazzi hanno sbagliato, ma nessuno di loro si è mai sognato di taroccare risultati o altro, da quello che emerge”.

Secondo il giornalista c’è una sostanziale differenza tra le due cose: “Una cosa sono i giocatori squalificati perché hanno scommesso su delle partite: ovviamente non possono farlo – sostiene -. Questa cosa merita sicuramente una punizione. La seconda cosa che merita una punizione è andare a giocare sui siti illegali, però io mi chiedo: la battaglia che si fa ai siti legali non favorisce quelli illegali? Da quello che emerge, alcuni non scommettevano per niente, ma giocavano a poker: tu a poker giochi con gli altri”.

L’evidenza sulla differenza tra scommesse e il gioco a poker: “Ma perché lo facevano sui siti illegali? Perché sul sito legale ti devi iscrivere con una carta d’identità e poi devi inserire dei limiti di spesa. Queste sono cose che non ho letto – spiega ancora -. Sul poker non si scommette. Sbagliavano, giocando cifre immorali, ma mi è sembrata questa volta un po’ una caccia alle streghe”. E conclude: “Da quello che si è capito, questi si facevano una stanza online dove giocavano a poker tra di loro: i soldi passano di mano tra di loro – aggiunge -. Poi uno rimane senza soldi e va a fare quelle brutte operazioni. Lo riporta fanpage

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