Le parole di Enzo Bucchioni rilasciate ai microfoni di Radio Bruno Toscana suonano come una requisitoria durissima contro la Fiorentina, descritta come un club senza guida e senza prospettiva. Un’analisi che tocca ogni livello della società, partendo dall’alto fino ad arrivare al campo, dividendo le responsabilità per concetti chiari e netti.
«Io manderei via tutti. Ferrari sarebbe il primo a doversi dimettere: non ha esperienza per gestire una situazione del genere». Per Bucchioni il problema è soprattutto gestionale e mentale: «Bisognava lavorare sulla testa dei giocatori, invece sono state date troppe responsabilità agli allenatori».
Il giudizio sulla panchina è altrettanto severo: «Vanoli non è adatto, se non si dimette va mandato via». Stesso discorso per l’area sportiva: «Goretti, quando mai ha gestito giocatori di questo tipo?».
Secondo il giornalista, la crisi attuale ha un momento spartiacque preciso: «Da quando è morto Barone la Fiorentina non è più esistita, questa è la realtà. Per la Fiorentina era tutto». Da lì in poi, una serie di scelte sbagliate: «Pradè era da tempo a fine corsa, lo sapevano tutti».
La soluzione, per Bucchioni, passa da una rifondazione vera: «Serve un direttore generale importante, di grande esperienza. In panchina richiami Pioli o vai a cercare un altro allenatore». Non mancano i rimpianti per occasioni sprecate: «Non aver ripresentato la squadra degli ultimi 20 minuti con la Dinamo è stato un delitto assoluto, serviva un po’ di coraggio».
Il quadro si fa ancora più cupo guardando al presente: «Il Verona è una squadra imbarazzante». Ma il problema viola va oltre il singolo risultato: «È una situazione disperata, non solo per la classifica, ma perché non si vede alcun segnale positivo».
La conclusione è una sentenza senza appello: «Calcisticamente la società è inadeguata, vanno cacciati». Nemmeno le figure simboliche si salvano: «Anche Ranieri va tolto di scena, è piantato in terra, cosa si aspetta? Non c’è una testa pensante. Ci sono troppi Schettino in questa società. Sono ancora tutti lì, tranne Pradè».
