“Allenarsi, allenarsi e allenarsi.” Con queste parole il direttore sportivo Roberto Goretti ha provato a sintetizzare il momento complicato della Fiorentina dopo la sconfitta contro il Mainz. Una frase che suona quasi come un’ammissione: la squadra viola, a novembre, è ancora lontana da una condizione accettabile.
Non serve scavare troppo per capire che il problema non è solo tecnico, ma soprattutto fisico e mentale. Lo ha spiegato con estrema sincerità Daniele Galloppa, che non ha avuto timore di svelare la polvere nascosta sotto il tappeto:
“La sensazione è che, con il passare dei minuti, caliamo fisicamente e mentalmente non curiamo ogni dettaglio. Non c’è tenuta fisica”
Parole che si sommano a quelle di Roberto Piccoli, autore di un’altra confessione significativa dopo la sfida contro il Genoa:
“Fisicamente non sto bene, ho giocato poco. Siamo indietro a livello fisico.”
Tre dichiarazioni, tre prospettive diverse, ma un unico filo conduttore: la Fiorentina non ha mai davvero trovato la propria condizione fisica. La preparazione estiva, evidentemente, non è stata all’altezza. E ora, a stagione in corso, i nodi vengono al pettine.
Un dato, in particolare, fotografa meglio di qualsiasi parola la situazione: la Fiorentina ha incassato 9 dei suoi 18 gol subiti dopo il 60º minuto, segnale di un crollo atletico evidente nella seconda parte di gara. Inoltre, la squadra è 13ª in Serie A per conduzione palla, un altro indice di scarsa brillantezza e poca gamba.
Sorge spontanea una domanda: dove era la società in tutto questo? Possibile che nessuno si sia accorto di una squadra che arrivava a novembre senza gambe e senza fiato? Perché questo tema emerge solo oggi, dopo settimane di prestazioni opache e risultati deludenti?
Sul punto, le parole di Walter Sabatini a Viva El Futbol diventano quasi una lezione di mestiere:
“Un direttore sportivo non è solo colui che compra i giocatori. È un mestiere complesso: deve controllare le dinamiche dello spogliatoio, affiancare l’allenatore e vigilare sulla società.”
Un richiamo forte, che apre il campo a una riflessione più ampia: l’errore di fondo non è solo di Pioli, ma della dirigenza, che non ha saputo intervenire in modo tempestivo e corretto. Perché non è ammissibile che una squadra come la Fiorentina, al 10 novembre, mostri una condizione fisica dal genere.
Eppure la società aveva già tutti gli elementi per capire che qualcosa non andava. A quel punto, avrebbe potuto e dovuto intervenire nella sosta precedente, quella successiva alla partita contro la Roma, cambiando allenatore per dare una scossa e impostare un nuovo metodo di lavoro. In alternativa, se si fosse scelto di proseguire con lo stesso tecnico, era necessario stabilire un programma di lavoro diverso, più intenso e mirato, capace di riportare progressivamente la squadra a un livello accettabile di condizione.
Il nuovo allenatore, Paolo Vanoli, per ora non si è voluto esprimere apertamente su questa tematica, ma i fatti parlano da soli: si trova costretto a lavorare come se fosse nel ritiro di luglio, ricostruendo passo dopo passo ciò che avrebbe dovuto essere pronto da settimane.
