
Un pomeriggio da osservato speciale tra tante incognite contro quello che, fino a pochi mesi fa, avrebbe potuto essere il suo presente. C’è da scommettere che domenica sarà una giornata particolare per Sofyan Amrabat, che oltre a dover affrontare un avversario – il Napoli – che lo ha sempre apprezzato, tanto da aver messo gli occhi su di lui già nel 2020 (lo voleva Gattuso), sarà chiamato a non far rimpiangere Torreira, costretto al forfait dopo il giallo rimediato con l’Empoli. Ma la responsabilità di sostituire l’uruguaiano non sarà l’unico ostacolo con il quale il marocchino dovrà combattere, visto che l’ex Verona da qualche giorno sta osservando scrupolosamente il Ramadan, il nono mese del calendario islamico che comporta trenta giorni di digiuno e di preghiera, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, in attesa del pasto serale.
Logico che tutto ciò possa complicare la vita di un atleta, specie quando è alle prese con un momento decisivo della stagione come, nel caso della Fiorentina, la corsa verso l’Europa. Con venerdì scorso è iniziato il Ramadan 2022 (che durerà fino al 1° maggio) e in casa viola chiamerà in causa Amrabat e l’altro marocchino della rosa, Maleh. Non certo due figure di scarso valore in vista della sfida di Napoli, dove nell’undici di partenza figurerà proprio Sofy.
Resta a questo punto da capire quali conseguenze potrà avere l’astinenza alimentare a cui si atterrà il mediano, che non ha mai fatto mistero di voler seguire a menadito i pilastri della sua dottrina: nello scorso campionato il numero 34, assieme a Ribery, si mise a digiuno tra aprile e maggio, in un momento cruciale della stagione (era da poco tornato Iachini) eppure non ci furono contraccolpi sotto l’aspetto fisico, come cali d’energia o assenza di idratazione, visto che agli atleti musulmani non è permesso bere nemmeno in allenamento: «Questo periodo riesce a darmi tanta energia» aveva raccontato tempo fa Amrabat al sito viola: «Nella scorsa stagione ho giocato la mia miglior partita a maggio con la Juventus e l’ho fatto durante il Ramadan, in una giornata molto calda». Motivi per essere ottimisti, dunque, ce ne sono eccome anche se l’incognita di vedere Amrabat in campo dopo oltre dodici ore di digiuno resta lo stesso. Lo scrive La Nazione.