Ecco l’intervista del Corriere dello Sport a Montiel. Queste le sue parole:
Chi è davvero Tofol Montiel?
«Sono un ragazzino che prova a giocare a pallone con l’ambizione di vincere, perché sì, è proprio questo che mi spinge ad andare oltre, la fame di riuscire»
In campo, lei, dove si collocherebbe?
«Io sono un trequartista, a cui però piace muoversi in ogni direzione, destra, sinistra. Diciamo che cerco sempre di non dare punti d riferimento all’avversario».
Lei si colloca sulla scia di chi, come Chiesa, dal vivaio si è imposto sul palcoscenico del calcio che conta.
«Ne sono consapevole. L’ambizione di Federico è sempre quella di puntare al meglio. Sto seguendo la sua scia».
Ci tolga una curiosità: in molti, da Benassi a Ceccherini, hanno speso parole importanti nei suoi riguardi. Come li ha conquistati?
«Sono un tipo socievole, aperto, che ride molto. E poi credo che tutti noi abbiamo un comune denominatore: l’entusiasmo nel giocare a calcio. Credo che questo sia un po’ una lingua universale, anche se devo confessare che non pensavo di ambientarmi così facilmente».
A Moena, poche settimane dopo il suo ingaggio, si è ritrovato catapultato in mezzo a giocatori più grandi. Che effetto le ha fatto?
«Ho legato moltissimo con gli ispanici, da Simeone a Pezzella ma anche Maxi Olivera: l’impatto con la lingua, grazie a loro, è stato più soft. Ho fato tesoro dei loro suggerimenti».
Ce ne svela uno?
«Ho capito che era necessario cambiare mentalità, spostandomi verso il calci professionistico. E’ questione di maturità e di attenzione ai dettagli».
Nazionale?
«Prima devo vincere qui, con la Fiorentina. Poi, continuo ad impegnarmi per cercare di conquistare, dopo le quattro convocazioni, il debutto in prima squadra. So che non sarà semplice, perché ci sono tanti giocatori forti nella Fiorentina, ma io voglio provare ad alzare l’asticella».