Carlos Caetano Bledorn Verri, meglio noto come Dunga, è da poco atterrato all’aeroporto di Peretola. L’ex commissario tecnico della nazionale brasiliana, nonché centrocampista viola dal 1988 al 1992, verrà omaggiato dalla società gigliata con il prestigioso inserimento all’interno della Hall of Fame. Queste le sue parole all’arrivo a Firenze: “Tornare a Firenze è sempre un piacere, qui ho vissuto momenti bellissimi. I miei figli ci vogliono sempre tornare, quando vennero via erano piccolini ed in più i tifosi si ricordano ancora di me“.
Prosegue con u ricordo su quella che è stata la sua Fiorentina: “Quando c’ero io era un momento delicato, con il passaggio della società. Erano anni in cui la squadra lottava per non retrocedere ma con Baggio, Borgonovo e gli altri siamo arrivati in finale di Coppa UEFA, un grande traguardo. Purtroppo non abbiamo vinto ma sono rimaste soddisfazione ed amicizia“.
Spende alcune parole anche per due vecchi compagni: “Pioli conosce bene la città e il calcio che si aspettano i tifosi. Domenica affronterà Iachini, un altro vecchio amico, ma io tiferò per Pioli e la Fiorentina. I virtù del legame e dell’intesa che abbiamo sempre avuto con i tifosi e la città, speriamo vada tutto bene”.
E per Vitor Hugo: “Vitor Hugo? I brasiliani hanno la buona qualità tecnica, più grinta e voglia di lottare: è quello che serve qua a Firenze”.
Si sofferma poi sui tifosi viola: “Spero che la gente torni allo stadio: i tifosi sono la forza di società e squadra, a prescindere dai giocatori. La gente si aspettava qualcosa di più ma i risultati recupereranno tutto questo”.
E su un suo possibile futuro come allenatore della Fiorentina: “Io sulla panchina viola? Credo sia il pensiero di chiunque sia passato qua. Se un giorno succederà, verrei tranquillamente“.
Analizza anche l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale: “Nessuno si aspettava che gli azzurri non riuscissero a raggiugnere la fase finale del Mondiale, magari delle difficoltà ma non l’eliminazione. Il Brasile come sempre è tra le favorite ma ci sono anche Germania e Argentina. L’Italia deve rivedere la sua forma di gioco, quella che ha sempre avuto. Il calcio moderno è buono ma non si può lasciare da parte l’essenza del calcio italiano”.
E conclude con una riflessione personale: “Se esiste un nuovo Dunga? Il tempo passa, i giocatori sono più moderni e il calcio è diverso. Un incontrista, come un rifinitore, serve a qualsiasi squadra”