Nelle pagine del Corriere dello Sport troviamo un pezzo di Alberto Polverosi: “Muro contro muro, dicono dal Viola Park. Il muro di Pioli e dei suoi procuratori contro il muro di Commisso e dei suoi dirigenti. Per andarsene vuole la buonuscita, per sé e per il suo staff. Abbiamo sperato che non fosse vero (e lo speriamo ancora, Pioli può sempre smentire), pensando che un uomo di buonsenso come lui fosse in grado di capire in quale situazione si era cacciato e aveva cacciato, suo malgrado, la Fiorentina. Certo, nessuno ha obbligato Commisso a ingaggiarlo con tre milioni di stipendio all’anno e i contratti si rispettano. Ma quando è arrivato a Firenze l’obiettivo era la lotta per la Champions, almeno per quello che aveva detto lo stesso allenatore. Dopo tre mesi l’obiettivo del suo sostituto è salvarsi partendo dall’ultima posizione in classifica.
Pioli non si dimette e anche la fine della sua nuova storia fiorentina lascerà qualche strascico. E’ stato un ritorno strano, a cominciare dalla battuta sulla “dimenticanza” di Allegri che non aveva inserito la Fiorentina nella corsa alla Champions. «Ho appeso il giornale negli spogliatoi». Una frase così non era da Pioli, almeno il Pioli dello scudetto col Milan. Ecco, una chiave può essere proprio questa: in quell’anno aveva due dirigenti come Maldini e Massara che, se per caso c’era qualcosa da correggere, intervenivano. Quando il Milan gli ha offerto, e lui ha accettato, la conferma nonostante l’addio dei due, non è andata così bene. Forse gli è mancato questo, un contraddittorio con i dirigenti della Fiorentina. Dopo l’Arabia ha pensato che Firenze fosse la soluzione ideale: amici, ottima stampa (era un bonus guadagnato per quello che aveva fatto la volta precedente), bella squadra, un centro sportivo spaziale, insomma era dentro la sua zona più confortevole. Anche se può sembrare un paradosso, forse gli è mancata un po’ di pressione. In più c’è stato il problema dello staff, cambiato tre volte in un anno o poco più. Aveva rotto il rapporto con Murelli, suo storico vice, si era affidato a Luciano Vulcano che poi lo ha lasciato per andare in Inghilterra e alla fine ha individuato in Tarozzi, ex terzino della Fiorentina, il suo nuovo vice. Troppi cambiamenti in poco tempo. Si è chiusa così la terza (e ultima, si presume) storia di Stefano Pioli a Firenze. Ed è un peccato per chi, come noi, lo ricorda da giocatore serio e forte, da allenatore bravo, saggio e capace di sostenere il peso di una tragedia come quella di Astori. Allora, quando lasciò la Fiorentina, piangevano tutti”.
