Una delle pagine più delicate della storia della Fiorentina, che intreccia il nome di Giancarlo Antognoni a quello di Silvano Martina, è tornata alla memoria nelle parole dell’ex portiere. L’episodio è quello dello scontro che mise paura a un’intera città, quando l’“Unico Dieci” fu costretto a uno stop dopo l’impatto violentissimo con l’estremo difensore. Martina, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha ripercorso quei momenti, queste le sue parole:
Il mio nome associato ad Antognoni?
“Non mi disturba, né mi sorprende. Antognoni si comportò da gran signore. Mai avrei potuto fargli del male apposta: la palla picchia sulla riga dell’area, lui punta a scavalcarmi, scivola e arriva l’impatto tra la mia gamba e la sua testa. Fu l’unico caso al mondo in cui un atleta andò a processo e c’era un pubblico ministero che era più tifoso viola che pm. Io ero solo dispiaciuto, e tantissimo, per un collega”.
Se mi ero reso conto?
“Lì per lì no. L’arbitro nemmeno fischiò fallo. Non ero abituato a tutto quel clamore, la settimana dopo in allenamento ero inguardabile, tanto che dissi a Gigi Simoni di lasciarmi fuori. Lui rispose mandandomi in campo”.
“Il rientro di Antognoni?
“C’era grande attesa, 100 fotografi pronti. Sembravamo Trump e Putin! La partita finì 0-0. In realtà quando ero andato a trovare Giancarlo in ospedale gli avevo detto: ‘La prima volta che mi incontrerai mi farai gol’. Successe alla seconda, un bel 3-0 viola con suo gol. Avrebbe potuto dirmi di tutto e l’avrei capito, invece è stato un signore”.
