La Roma domani all’Olimpico, il Real Betis giovedì al Franchi: quattro giorni, due obiettivi per la Fiorentina, possibili, desiderati, voluti attraverso percorsi differenti. Il campionato da una parte per ottenere un risultato a sensazione (posto in Champions League) o in alternativa di rilievo e in linea con i programmi societari di fare meglio dell’anno passato (posto in Europa League), la Conference League dall’altra per agganciare la terza finale di fila tentando di conquistare un trofeo che in Europa non si vede a Firenze da sessantaquattro anni da quella prima e unica volta (Coppa delle Coppe 1960-61). Una stagione intera che si decide in quattro giorni, come se otto mesi fossero trascorsi invano (non è cosi), ma la Fiorentina è tornata ieri da Siviglia perfino più fiduciosa di poter riuscirci e con una certezza: mai più senza Moise Kean.
Al Villamarin l’attaccante numero 20 c’è stato, però con un allenamento e mezzo appena alle spalle dopo quasi una settimana di distacco dal gruppo per esigenze familiari. Per il resto, visto che sopra a tutto quello che giustamente interessava ed interessa di più è la condizione psicologica del ragazzo, e compagni, dirigenti, staff tecnico si stanno prodigando fin dal suo ritorno per fargli sentire vicinanza e calore con gli effetti sperati, l’impressione è che se uno gioca per cinquanta minuti recupero compreso subentrando nell’intervallo possa giocare anche dal primo minuto e magari uscire dopo un’ora: sempre al netto di ragioni che hanno un senso nella gestione del gruppo, la ragion di stato a volte vale di più. Prima o dopo, Kean anche a Siviglia ha confermato di essere indispensabile per i traguardi della Fiorentina pur senza segnare e senza determinare, ma la sua presenza di per sé è sinonimo di preoccupazione per i difensori avversari: e la Fiorentina adesso si affida di nuovo a lui.
Domani a Roma, intanto, primo dei due appuntamenti che per forza di cose incideranno un segno profondo nel destino della squadra di Palladino. Domani nella partita dell’Olimpico che neppure ha somiglianza vaga con quella dell’andata al Franchi per contenuti, risultati, interpreti dentro al campo e appena più in là, e che a questo punto del campionato, è solo e soltanto decisiva. Una sorta di spareggio per rimanere agganciati a un sogno: quattro sono i punti di svantaggio dal quarto posto e serve mettersi nelle mani di chi a quei sogni ha la capacità di dare forma. Moise Kean, ovvio, autentico trascinatore per restituire ciò che in termini di fiducia, credibilità e autostima gli hanno dato il Viola Park e Firenze da agosto a oggi. Lo scrive il Corriere dello Sport.